02 maggio 2010

LA COOP DELLA VERGOGNA


Polemica lettera di un delegato della Filcams-Cgil del trentino dopo l'apertura della Coop Alto Garda per il Primo maggio ed eroica presa di distanza dell'organizzazione dal povero scrivente


Riceviamo e, fermo restando la responsabilità di di scrive, volentieri pubblichiamo questo scritto di un delegato sindacale.
La Filcams Cgil del Trentino.

Che vergogna! La Cooperativa Alto Garda il giorno primo maggio, festa dei lavoratori, “ha regalato” ad alcuni suoi dipendenti, almeno una mattina di lavoro.
Proprio il primo maggio.
Proprio una cooperativa.

Una cooperativa che fino ad alcuni anni fa si sarebbe definita “rossa” ma che di rosso ha ormai solo il colore dell’insegna. Ideali che non esistono più, dalla stampa sembra che i sindacati abbiano mediato l’apertura di due filiali su sei per poi lamentarsi della prepotenza padronale, la Filcams Cgil non è nemmeno stata convocata al tavolo delle trattative.

Ora basta! Basta con le cooperative che solo in maniera opportunistica si ispirano a principi di solidarietà! Qui abbiamo a che fare semplicemente con un’azienda che punta come le altre al guadagno. Anche il giorno della festa dei lavoratori.

E a chi importa della qualità della vita di questi lavoratori? A chi importa se a forza di cedere su tutto ci troviamo in una società di egoisti per poi meravigliarci tristemente?
Se una cooperativa “rossa” non rispetta nemmeno la festa del primo maggio, mi chiedo perché abbia partecipato alle iniziative del 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo. Per pubblicità gratuita? Lavoratori ribellatevi! Date un segnale di dignità anche agli altri lavoratori. Se non si muove la classe lavoratrice il padronato, anche nelle cooperative, continuerà a fare quello che vuole!

2 maggio 2010

Mirko Sighel

Filcams Cgil del Trentino


5 commenti:

max ha detto...

Ben detto MirKo!
C'è chi ha già capito quello che hai detto da molto tempo e chi invece ancora recrimina se i vantaggi fiscali di cui ancora godono le coop vengono affievoliti.
Di rosso non c'è più niente e chissà se mai c'è stato ma quel che è peggio è piuttosto l'ipocrisia che si cela dietro la divulgazione di tanti sbandierati "valori"!

Anonimo ha detto...

Comunicato stampa n.88 - 20/04/2010

SECONE: «LA CRISI OCCUPAZIONALE ALL'IPERCOOP PENALIZZA I GIOVANI FLEGREI»
Si apre un nuovo fronte polemico tra il sindaco di Quarto, Sauro Secone ed i rappresentanti del gruppo che fa capo all’Unicoop Tirreno. Il motivo dello scontro è il mancato prolungamento dei contratti in scadenza per 30 operatori dell’impermercato quartese. «Per i ragazzi e le ragazze di Quarto che hanno lavorato da precari nell’Ipercoop del Centro commerciale Quarto Nuovo di via Masullo non si intravedono schiarite occupazionali per colpa della scelta dei vertici dell’Ipercoop che hanno deciso di mandare a casa 30 giovani quartesi – dice il sindaco Sauro Secone - Ancora una volta i rappresentanti dell’Iper dimostrano di voler mortificare le legittime aspirazioni di 30 giovani famiglie che si stanno per formare oltre a mortificare un intero territorio con il loro atteggiamento che crea vane speranze. Non voglio più incontrare i rappresentanti dell’Ipercoop fino a quando non si impegneranno a trovare in concreto una soluzione che scongiuri questa nuova crisi occupazionali tra i giovani. Vogliamo vedere atti e fatti concreti, non più generici impegni formali». Il sindaco Secone ha incontrato più volte nelle ultime settimane i giovani in scadenza di contratto o con il contratto già scaduto. «Questi giovani hanno un buon curriculum professionale, hanno superato delle selezioni con la speranza di essere finalmente entrati nel mondo del lavoro, ma alla fine si sono ritrovati per strada – conclude Secone – L’apertura di un grande centro commerciali inevitabilmente comporta la chiusura delle piccole botteghe; circostanza che viene controbilanciata da un punto di vista sociale dalle assunzioni di giovani. Nel caso dell’Ipercoop di Quarto l’effetto è stato negativo due volte: molti piccoli negozi sono chiusi e tanti giovani sono stati licenziati».

Anonimo ha detto...

Tutelare i lavoratori
Corriere della Sera (04/05/2010)

Lo statuto dei lavoratori compie 40 anni e non li dimostra. Questa potrebbe essere la risposta a quanti sostengono che questa legge vada riformata in quanto «mostra qualche ruga». Lo statuto non ha bisogno di essere riformato ma di essere esteso e applicato a tutti i lavoratori a prescindere dal numero di dipendenti dell’azienda in cui lavora come condizione per superare ogni forma precarietà sul lavoro. Questa è l’unica «riforma» credibile di questa importante legge.
Meraviglia anche l’apatia dei segretari confederali davanti alle proposte di modifica dello statuto dei lavoratori seppur condite con la richiesta di riformare gli ammortizzatori sociali puntando sulla nostra autonomia in materia. Si dice di voler superare la precarietà ma si propone di liberalizzare i licenziamenti e le forme di lavoro provvisorio, temporaneo e instabile (vedi voucher, partite iva, figura del socio lavoratore).
Come fa la Cgil a non capire che oggi quanti parlano di riforma dello statuto dei lavoratori in nome della precarietà e della crisi puntano a sancire per legge la modifica delle relazioni sociali e dei rapporti di forza in Italia? Modifiche a tutto vantaggio delle imprese, le cui performance (la redditività) e le cui parole d’ordine (competitività e produttività) saranno i diktat generali a cui piegare il diritto al lavoro e i diritti sociali e collettivi.
L’offensiva del governo e di Confindustria (vedi arbitrato) con la cancellazione dell’articolo 18 mirano al cuore del movimento sindacale e delle giovani generazioni proponendo precarietà permanente, l’abbattimento delle tutele sociali e sindacali, una pensione dimezzata dopo una vita di lavoro (precario) estesa oltre la vecchia età pensionabile. Una politica che serve a trasferire risorse e ricchezza dai poveri al grande capitale finanziario. Per contrastare questa deriva sociale in occasione dei suoi primi 40 anni, la Cgil e la sinistra devono riprendere spunto per rilanciare l’iniziativa contro ogni forma di precarietà allargando diritti e tutele sul lavoro.
Filcams Cgil del Trentino

Ezio Casagranda ha detto...

Per onore della verità, tengo a precisare che la Filcams Cgil non ha preso le distanze dal compagno Mirko, anzi ne condivide pienamente lo scritto e la battaglia contro il lavoro domenciale nel commercio, basta leggere i numerosi articoli pubblicati sull'argomento dalla Filcams Cgil del Trentino e dal suo segretario.
La frase sulle responsabilità è una frase convenzionale che non entra nel merito di nessun articolo.
Ezio Casagranda
Segretario generale della Filcams Cgil del Trentino

Lavoratori Unicoop ha detto...

Prendiamo atto con piacere della sua precisazione a nome dell'organizzazione sindacale da lei rappresentata.

D'altra parte la frase scritta in premessa alla lettera di Sighel sul sito Filcams trentino: "fermo restando la responsabilità di di scrive", suonava come una presa di distanza e un discarico di responsabilità nei confronti del vostro delegato.

Apprezziamo apprendere che così non è.

Saluti