L'ordinanza: irregolarità anche nei controlli fiscali ai supermercati
Non solo Rimini Yacht. Nelle carte in mano alla Procura ci sono altre tre importanti verifiche fiscali effettuate dagli ufficiali della Finanza Massimiliano Parpiglia ed Enzo Di Giovanni che destano molti sospetti. Si tratta degli accertamenti nei confronti della Falber di Saverio Moschillo (grosso imprenditore della moda e creatore del marchio John Richmond), del Mercatone Uno e del colosso Coop Italia. «Vi è l’esigenza inderogabile di approfondire altri fatti di uso distorto delle rispettive funzioni pubbliche svolte in relazione ad altre verifiche», scrive a questo proposito il gip Pasquale Gianniti nell’ordinanza di custodia cautelare notificata due giorni fa a Di Giovanni e Parpiglia, ai marescialli Felice Curcio e Luigi Giannetti, al ragioniere bolognese Alberto Carati e al commercialista ferrarese Giorgio Baruffa. Tutti accusati di corruzione, tutti ai domiciliari.
La verifica diretta da Parpiglia alla Falber di Moschillo risale al 2006. In seguito i due sono diventati amici, tant’è che nell’ottobre 2007 l’imprenditore regala al colonnello un Rolex Oyster da 17mila euro. Sentito dagli investigatori, Moschillo ha detto che l’orologio era il dono per la nascita del figlio dell’ufficiale, a cui era riconoscente per i consigli che gli aveva dato sull’amministrazione della sua società. Dagli appunti trovati nell’agenda di Parpiglia risulta però che questi abbia svolto un «ruolo attivo» anche in un contenzioso fiscale della Falber successivo alla verifica, cioè fra il 2007 e il 2008. Fatti che meritano qualche approfondimento.
Le altre due verifiche di cui parla il gip (entrambe dell’estate 2010) hanno in comune un nome: quello di Paolo Ferrari, imprenditore amico di Parpiglia e Di Giovanni con interessi economici sia verso il Mercatone Uno che Coop Italia. Dall’analisi di email e telefonate è emerso come l’imprenditore mirasse ad aprire punti vendita nei centri Mercatone e negli ipermercati Coop. Nel caso della verifica alla Coop Italia è emerso come Parpiglia spingesse attraverso la sua rete di amicizie per creare entrature a Ferrari, col quale sarebbe a sua volta in affari.
Per il gip, il colonello si è mosso nella doppia veste di pubblico ufficiale e uomo d’affari, confondendo a tal punto le acque che, in una telefonata intercettata del 30 giugno 2010, il responsabile finanziario di Coop Italia lo chiama credendo che sia il referente di due società di Ferrari. Parpiglia «tra imbarazzo e mezze risate lo corregge, asserendo che lui è il colonnello della Finanza, amico del presidente della Coop Estense, e dicendo che comunque si sarebbero visti la settimana dopo per la verifica e per un caffè», recita l’ordinanza. Parpiglia, insomma, «era così addentrato nell’ambiente delle cooperative che Baruffa lo definisce "uomo Coop"», prosegue Gianniti. In un’intercettazione del 10 giugno 2010 il colonnello viene a sapere da un sottoposto addetto alla verifica alla Coop di presunte irregolaritò per 400mila euro: Parpiglia gli impone di non metterlo a verbale, dicendo che deve vederlo lui. «È necessario riscontrare se questi rilievi siano poi stati scaricati sul verbale», sottolinea il giudice.
Vi è infine un altro filone su cui indagare: gli intrecci fra Giulio Lolli (il titolare della Rimini Yacht che è fuggito), Baruffa, Carati, il faccendiere Flavio Carboni e il commercialista forlivese Fabio Porcellini (lo stesso che finanziava le attività di Carboni nel «progetto eolico sardo», quello per cui il faccendiere era finito in carcere). Porcellini compare in relazione alla barca Azimut 85, venduta da Rimini Yacht a Monte dei Paschi leasing e poi affittata alla società della moglie di un socio di Rimini Yacht. Nell’estate 2009 viene prenotato un posto in un porto sardo per la Azimut 85: che però risulta intestata a una società di Porcellini. Una strana faccenda. Ancora tutta da chiarire.
16 dicembre 2010
Amelia Esposito
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