14 dicembre 2010

MODELLO MARCHIONNE ALLA COOP: SI PENSA AD UNA BAD COMPANY PER I NEGOZI MENO REDDITIZI


Nella società confluirebbero 17 market toscani





IL MODELLO
Marchionne tenta anche Unicoop Firenze. Il colosso della grande distribuzione Toscana (un milione e centomila soci, 102 punti vendita, due miliardi e duecento milioni di vendite, quasi ottomila dipendenti) ha presentato ai sindacati un progetto per il riassetto aziendale che strizza l’occhio alle idee del manager del Lingotto.

L’IDEA di partenza alla quale sta lavorando il presidente Turiddo Campaini con il suo staff è questa: creare una new company dove far confluire i punti vendita meno redditizi. In tutto si tratta di 17 piccoli negozi Incoop che si trovano nelle province di Firenze, Prato, Pisa e Arezzo.

Una ‘lista nera’ che però rappresenta anche lavoratori, una settantina in tutto, i quali avrebbero due possibilità davanti. Essere assunti dal nuovo soggetto oppure accettare un trasferimento a un altro punto vendita. Il passaggio alla nuova compagnia però determinerebbe un peggioramento delle condizioni lavorative: in particolare significherebbe salire da 37 a 40 ore lavorative e la perdita del contratto nazionale di lavoro del settore cooperativo. Unicoop Firenze conferma l’esistenza di questo piano di lavoro, considerandola però al momento un’ipotesi di partenza al tavolo della trattativa sindacale.

I lavoratori però non sembrano così ottimisti, e sul loro blog hanno criticato pesantemente la scelta di Unicoop di creare una nuova società che per il futuro potrebbe inglobare oltre alle Incoop anche ipermercati o supermercati in calo di redditività tanto da diventare una vera e propria bad company. E’ proprio questa l’accusa principale dei lavoratori, ossia di voler marcare per ragioni di profitto ‘i buoni e i cattivi’.
La sperimentazione dovrebbe partire dal punto vendita di Montevarchi, in provincia di Arezzo. Incontri secondo i lavoratori Unicoop si sarebbero tenuti proprio in questi giorni per illustrare al personale il cambiamento.

SULLA PARTENZA di Montevarchi si registra la posizione critica della Filcams Cgil aretina: «Il sistema contrattuale proposto da Unicoop Firenze per la nuova società — si legge in una lettera siglata unitariamente e inviata all’esecutivo nazionale della Filcams — risulta fortemente peggiorativo di quello in vigore nel resto della stessa cooperativa; insomma una sorta di ‘modello Fiat Pomigliano’ in versione moderata».

Sul loro blog, una specie di Wikileaks del movimento cooperativo, i lavoratori hanno lanciato l’elenco dei punti vendita che saranno oggetto della ristrutturazione. «Tutti negozi storici — spiegano i lavoratori — tutti punti vendita che il nostro presidente o i suoi dirigenti citano con commozione quando devono parlare dei valori del mondo cooperativo: ossia condizionare coi valori dell’uomo le leggi del profitto».

14 dicembre 2010

Fabrizio Morviducci


La Nazione

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