La crisi che morde non lascia immuni le Coop della grande distribuzione
I segnali sono riscontrabili nelle difficili trattative per il rinnovo degli integrativi aziendali e nella diminuzione dei rendimenti sui libretti del prestito sociale
Che per le Coop della grande distribuzione sia un momento difficile non vi sono molti dubbi. Del resto la crisi che il Paese sta vivendo con una congiuntura economica delicata come poche volte in passato, non poteva lasciare immuni i colossi delle cooperative.
Come stanno reagendo le grandi Coop?
Da un lato si cerca di rilanciare l'immagine caratteristica, quella dei valori, dell'eticità, della solidarietà, ecc. In effetti ce n'era bisogno dopo che episodi piccoli e grandi avevano alquanto inzaccherato l'effigie.
Non è stata certo una gran bella pubblicità per Coop la vicenda delle intercettazioni verificatesi in Coop Lombardia, che l'inchiesta giornalistica denominata "grande fratello" ha portato alla luce.
Così come non ha fatto certo una bella figura Unicoop Firenze nel suo accanimento contro alcuni dipendenti dei magazzini "colpevoli" di aver utilizzato (come da usanza consolidata e nota alle gerarchie aziendali) alcuni oggetti privi di valore perché danneggiati durante la normale movimentazione e quindi esclusi dalla vendita e quasi certamente destinati al cassonetto dell'immondizia. La vicenda è passata agli annali come "I ladri di merende", cominciata con un licenziamento di 7 colleghi e conclusasi con la loro riassunzione decisa dal tribunale. In questo caso addirittura Unicoop bevve l'amaro calice dell'umiliazione, esponendosi ad una figuraccia televisiva senza precedenti.
Ma la più truce e rivoltante è stata quella che ha visto protagonista Coop Centro Italia del presidente Giorgio Raggi, con la vicenda della zona in località Sant'Antonio su cui doveva nascere l'Ipercoop, poi destinata dal comune de L'Aquila alla Protezione Civile in seguito al sisma dell'aprile 2009 e il successivo ricatto occupazionale della Coop di chiudere i tre supermercati presenti nella zona mettendo in mobilità 90 dipendenti, se non fosse stata concessa l'area per l'Ipercoop.
Insomma bisognava reagire. E allora ecco che, oltre ad iniziative minori, parte una campagna di sensibilizzazione sull'acqua con tanto di Littizzetto come testimonial. In buona sostanza la Coop dice che l'acqua del rubinetto è buona da bere. Peccato che la tempistica sia decisamente sfortunata. Pochi giorni dopo infatti, neanche a farlo apposta, arriva un'ordinanza dell'Unione Europea che nega al ministro della salute la deroga ai limiti di potabilità dell'acqua pubblica e ne vieta l'uso alimentare in 128 comuni per la presenza di sostanze come l'arsenico che considera dannoso per la salute se superiori ai 10 microgrammi di per litro, come nei casi presi in esame.
Ma allora questa è sfiga. Però c'era una cosa che mica tornava tanto. Chi è Coop per dichiarare senza dubbi che l'acqua del rubinetto è buona? E' forse un ente nazionale preposto alle analisi delle acque? Compie continue e costanti verifiche a tappeto sugli acquedotti e le tubature d'Italia? E inoltre, visto che nella campagna si parla esplicitamente di "acqua del rubinetto", come può Coop garantire anche per il tratto condominiale che porta l'acqua in casa?
Era un mezzo pastrocchio, ma hanno avuto sfortuna ad incappare in quegli anticomunisti della UE.
Poi c'è stata l'uscita del libro-intervista al presidente di Unicoop Firenze, Turiddo Campaini. Anche qui l'operazione, oltre che celebrare i 70 anni del Grande Capo, avrebbe nelle intenzioni lo stesso scopo: rilanciare il mondo valoriale della Coop. Il titolo promette bene "Un'altra vita è possibile", il sottotitolo meglio ancora: "Quando i valori dell'uomo condizionano le leggi del profitto". La copertina mostra una vecchia casa del popolo disegnata con dei commoventi e nostalgici colori pastello, niente rosso acceso che potrebbe far pensare chissà che. Pare proprio un'idea buona.
Macché. Sembrano le avventure di willy il coyote. Nonostante il massimo riserbo di Unicoop Firenze e sindacati, una voce dal sen fuggita informa i giornali che c'è una trattativa in corso per formare una newco che ingloberebbe inizialmente 17 negozi dei minimercati.
Grande disappunto (per usare un eufemismo) di azienda e sindacati che ci lavoravan sopra zitti zitti e che individuano ingiustificatamente questo blog quale responsabile di tutte le loro sciagure. Intanto il titolo del libro di Campaini diventa una barzelletta.
C'è da aggiungere che Campaini prova da qualche tempo a rimbellettare i valori della Cooperativa ed a ingraziarsi anche il consenso dei dipendenti con posizioni apparentemente audaci, come la sua crociata contro i negozi aperti la domenica e per le festività. Però, leggendo quello che dice, la morale del presidente non convince.
Allora, citando il noto testo di Lenin, domandiamo: "Che fare?"
Le Coop intanto fanno come tutte le aziende e come lo stato quando sono in difficoltà. Tagliano.
Le cooperative della grande distribuzione hanno due leve principali su cui agire per reagire alle difficoltà, e le hanno già messe in moto.
Le cooperative della grande distribuzione hanno due leve principali su cui agire per reagire alle difficoltà, e le hanno già messe in moto.
La prima è quella di ridurre i costi del personale.
Un segnale inequivocabile lo stanno dando le trattative di alcuni integrativi, come il tentativo di Coop Estense di introdurre un meccanismo individuale sul salario variabile (le cosiddette pagelle) che consentirebbe alla Coop emiliana un buon risparmio sui dipendenti.
Anche il progetto di Unicoop Firenze sulla Newco è riconducibile ad un abbattimento dei costi del personale.
La seconda leva su cui agire è quella delle remunerazioni ai soci prestatori.
In questo senso molte delle 9 grandi Coop si sono già portate avanti col lavoro, decurtando ulteriormente gli interessi corrisposti ai detentori dei libretti Coop. Di Unicoop Firenze abbiamo già scritto, quando due mesi fa, in assenza di movimenti generali sui tassi, la cooperativa ritenne di ridurli al 1,12% netto dal precedente 1,40%. Un segnale che spiega tutta la difficoltà del momento, se Unicoop è costretta ad un rendimento inferiore a quello del Bot ad un anno che ha un rendimento netto dell'1,5% circa e che costituisce per la Coop un vero e proprio riferimento con cui confrontarsi.
Non parliamo poi di altri esempi, come Coop Estense, che fino a 15.000 euro corrisponde un interesse miserrimo (0,40% netto).
Vedi i rendimenti sui libretti delle 9 Coop.
Nel frattempo le pulsioni di fusione tra le Coop, di cui il distretto nord-ovest pareva essere l'anticipatore, stanno rientrando. E' probabile che i bilanci in arrivo con la fine dell'anno non siano proprio di quelli da incorniciare e tutte le 9 grandi sorelle stanno guardandosi con qualche legittimo sospetto.
24 dicembre 2010
2 commenti:
Complimenti per il post,è fatto molto bene chiaro comprensibile e spiega tanti movimenti all'apparenza poco significativi ma messi assieme danno uno scenario realistico della situazione attuale.
C'è di che preoccuparsi, altro che pippe!
Manovre di riorganizzazione del lavoro, diciamo così, e di decurtazione dei tassi d' interesse sui libretti sono sintomi da "canna del gas" e non lasciano certo presagire niente di buono per il futuro!
Buon Natale!
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