28 maggio 2011

LE CRIPTICHE LETTERE DELL'INFORMATORE COOP AI SOCI


Riportiamo dopo la nostra introduzione, una lettera di una socia Coop al giornalino di Unicoop Firenze, Informatore, e relativa risposta dell'inarrivabile Antonio Comerci che cura la rubrica, per il quale stiamo meditando di fondare un fan club su Facebook.


La signora un pò sbrigativamente (o forse c'è stato qualche taglio malandrino in redazione) fa riferimento alla sentenza di Milano. E' strana questa lettera, perché messa così non pare avere molto senso. Perché non viene spiegato a cosa ci si riferisce con la sentenza di Milano? Sembra un dialogo in codice. E' ovvio che la stragrande maggioranza dei soci che hanno letto la lettera non avranno capito un tubo. Del resto chi risponde si guarda bene da dare qualche accenno di spegazione.

Insomma, che cos'è la sentenza di Milano? Quello che la Coop non dice, ve lo diciamo noi. E' una vertenza che ha visto soccombere in tribunale Coop Lombardia. L'accusa? Discriminazione sessuale. Ecco uno stralcio dell'articolo che riporta la notizia:

«Nel 2009 le donne tra i 28 e i 45 anni a Novate Milanese hanno fatto causa alla cooperativa perché solo i maschi facevano carriera, avendo contratti a tempo pieno, visto che con un contratto part time non si possono ottenere promozioni interne.

Le dipendenti, secondo quanto scrive il giudice Riccardo Atanasio nella sentenza di primo grado riferita dal Fatto, “hanno subìto discriminazioni dirette di carattere sessuale: pur lavorando per la Coop da circa vent’anni, non veniva concesso loro il contratto full time per il solo fatto di essere donne. Per questo devono essere risarcite: sia per il mancato guadagno dovuto alla differenza di salario tra part time e full time in questi tre anni, sia per i danni morali (5 mila euro a testa)”. In più il contatto dovrà essere a tempo pieno.»

Leggi l'articolo completo:

In Coop le donne non fanno carriera: il tribunale di Milano condanna Coop Lombardia

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Lettera all'informatore Coop

Quote celesti

Per quanto, in passato, abbia sentito voci riguardanti il discutibile trattamento riservato ai vostri dipendenti non ci ho mai creduto o forse non ho voluto crederci perché dopo aver perso la fiducia in tutte le istituzioni non volevo perderla anche nella vecchia cara Coop. Oggi leggo che anche voi discriminate le donne e non serve studiare la sentenza di Milano, basta guardare i numeri: è impossibile che su 51 dipendenti 13 maschi su 14 siano assunti regolarmente e 34 donne su 37 non lo siano. Chi va a fare la spesa sa benissimo che almeno le cassiere sono molto più brave dei loro colleghi uomini. Perché fate questo? Ai soci Coop interessa fare la spesa in un posto diverso, dove oltre al cibo sano siano sani e giusti anche i rapporti fra i dipendenti.
C.P. - Impruneta (FI)

Risposta della redazione

Non sappiamo dove la socia abbia letto quei dati e a quale cooperativa si riferiscono. Più del 65% della nostra forza lavoro è femminile. Non vediamo quindi, alcuna discriminazione! Anzi, quasi si pone il problema di salvaguardare le "quote celesti"! Per quanto riguarda la "regolarità" delle assunzioni: tutte sono regolari, con contratti a tempo indeterminato o determinato. Questi ultimi non superano il 15% della forza lavoro, a titolo di sostituzione di persone assenti, picchi di lavoro, attività speciali legate a progetti temporanei.



Informatore Coop


Giugno 2011


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