25 novembre 2009

INTESA CHIUDE CON MPS. ACCORDO PER 50 SPORTELLI




La sede MPS di Rocca Salimbeni a Siena





Lo "spezzatino" delle agenzie Montepaschi da mettere sul mercato è quasi cosa fatta. Ma, con ogni probabilità, non riguarda più di 80-85 dei 135 sportelli che, dopo la cessione nei mesi scorsi di una prima tranche di 15 alla Popolare della Puglia e della Basilicata (per 73,5 milioni), Banca Mps deve ancora cedere, come richiesto dall'Antitrust in seguito all'acquisto di Antonveneta da parte del gruppo senese.

In pole c'è Intesa Sanpaolo, interessata a 50 sportelli toscani di Bmps (quelli nelle province costiere della regione). L'accordo è già stato trovato, ma sarà ufficializzato (con un'offerta vincolante da parte di Intesa Sanpaolo) soltanto i primi giorni della prossima settimana. Il prezzo medio concordato è di 4 milioni per agenzia. Un altro pacchetto di 30-35 sportelli sarebbe in predicato di finire a Cariparma o a Barclays, con l'azienda emiliana del Crèdit Agricole in vantaggio sul gruppo inglese.

La vendita delle filiali, penultimo atto del piano di dismissioni e di rafforzamento patrimoniale di Bmps, sarà portata in consiglio d'amministrazione domani, ma solo a titolo d'informativa. Per le decisioni bisognerà aspettare almeno fino a giovedì 3 dicembre (giorno del cda successivo). «Contiamo di definire entro la metà di dicembre la cessione del maggior numero possibile di sportelli, tra quelli messi sul mercato», avevano detto appena pochi giorni fa Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, rispettivamente presidente e direttore generale del gruppo di Rocca Salimbeni. La partita, dunque, è ormai alle battute finali. Anche se resteranno invendute una cinquantina di agenzie.

«Abbiamo fatto del nostro meglio, considerate le condizioni del mercato», commentano a Siena. «Cederemo gli altri sportelli nel 2010», aggiungono. In realtà, l'autorità presieduta da Antonio Catricalà aveva considerato urgente la dismissione di un centinaio di agenzie, tutte in Toscana. Rispetto a questa indicazione, resterebbero fuori non più di venti sportelli. Alla fine dell'anno il gruppo senese avrà incassato circa 420 milioni dalla vendita delle filiali. E, rispetto al piano industriale di gruppo, resterà solo da formalizzare la cessione degli immobili strumentali, valutati 1,7 miliardi (mancano ancora le autorizzazioni).

Sul fronte dei coefficienti Bmps sta dunque per completare la rincorsa iniziata un paio d'anni fa, dopo l'acquisto di Antonveneta (costato 9 miliardi), quando la sfida diventò non solo quella di integrare il nuovo gruppo, ma anche quella di recuperare un adeguato livello di patrimonializzazione.

«Con i Tremonti-Bond siamo già abbondantemente sopra gli indici previsti», ha detto Mussari il 19 novembre scorso riferendosi al 7,6% di Tier 1 contenuto nei dati consolidati del terzo trimestre. La vendita delle agenzie e degli immobili riporterà definitivamente Siena in territorio tranquillo nel giro dei prossimi mesi.

Il passo successivo, già annunciato, sarà quello di riscrivere il piano industriale di gruppo con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2011. «Gli obiettivi strategici del piano attuale sono stati praticamente tutti raggiunti: dal taglio dei costi che nel 2009 si attesterà intorno a un ulteriore 5%, fino all'integrazione del gruppo», hanno spiegato Mussari e Vigni all'ultima assemblea di Banca Mps, convocata per deliberare l'emissione di azioni proprie in favore dei dipendenti (32,6 milioni di stock granting) relative all'esercizio 2008. «Le condizioni del mercato sono cambiate e vogliamo anche dare nuovi stimoli ai nostri manager», hanno spiegato, indicando la scadenza di metà 2010 per il varo del nuovo piano. Una prospettiva che ha già incassato l'ok della Fondazione Mps, azionista di riferimento del gruppo bancario.

25 novembre 2009

Cesare Peruzzi

Il Sole 24 Ore

6 commenti:

Anonimo ha detto...

PONTEDERA. Sono tornati a scioperare, per l’intera giornata i lavoratori del Gruppo Pam del deposito merci di Pontedera. L’adesione è stata grande: circa l’80% ed ha creato disagi alle normali attività del magazzino. «Siamo soddisfatti della riuscita dello sciopero - dichiara Cinzia Bernardini segretario della Filcams Cgil di Pisa - dopo quelli a sorpresa di sabato in alcuni supermercati della provincia, il “magazzino” ha risposto in modo massiccio. I lavoratori non vogliono pagare, con la perdita di diritti e salario, la crisi e le difficoltà dell’azienda». I dipendenti del magazzino Pam sono circa 50, ma all’interno operano anche 2 cooperative di facchinaggio. «Chiediamo all’azienda la ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto aziendale su basi diverse - conclude Bernardini- abbiamo fatto proposte concrete che l’azienda ha rifiutato perché vorrebbe lavoratori sempre a disposizione e soprattutto a costi inferiori».

Anonimo ha detto...

SCONTRO: OGGI SONO VENTI ALL’ANNO

Centri commerciali: Cgil chiede il taglio delle aperture festive

Ma Tani (I Gigli) dati alla mano replica: «Sarebbe un disastro»

da la Nazione 4/11/2009

PIÙ QUALITÀ della vita e del lavoro nella Piana. Ovvero, meno domeniche di apertura per i grandi centri commerciali. Questa la proposta della Filcams Cgil che ieri pomeriggio ha organizzato a Sesto Fiorentino, nella saletta 5 Maggio, un seminario sul tema “Buone pratiche di concertazione per una migliore qualità del lavoro nella Piana”.
L’occasione l’ha offerta la ricorrenza del decimo anniversario dell’accordo che nel 1999 portò all’intesa fra enti locali e organizzazioni sindacali e di categoria per portare alla definizione di 20 aperture domenicali all’anno sull’area vasta di otto Comuni della Piana (inclusi Firenze e Prato).

“Adesso, a seguito dell’entrata in vigore del nuovo regolamento del codice del commercio – dichiara Carla Bonora, segretario generale della Filcams di Firenze – dobbiamo ridiscutere quell’accordo. Noi proponiamo di dare più qualità alla vita dei lavoratori del commercio e in generale alle nostre città, con la chiusura per le giornate di Natale, Santo Stefano, primo dell’anno, Pasqua, Pasquetta, ferragosto, primo maggio e 25 aprile. Non siamo pregiudizialmente contrari al lavoro domenicale o festivo, ma vogliamo che sia inserito all’interno di un contesto di sistema di servizi alla persona che metta in grado soprattutto le donne di conciliare tempi di lavoro e del tempo libero”.

Rassegna stampa Camera del Lavoro di Firenze

Anonimo ha detto...

L'Aquila, 27 novembre
C’é preoccupazione da parte dei sindacati per la situazione della Coop, con due punti vendita chiusi e decine di dipendenti in cassa integrazione.
“Dopo il terremoto - si legge in una lettera aperta dei sindacati Ugl e Cgil Filcams - i due punti vendita di Campo di Pile e Amiternum sono stati chiusi e svuotati di attrezzature. Non è stata presa in considerazione alcuna possibilità di mantenerli in funzione anche se dichiarati quasi totalmente agibili, classe B”.

Resta aperto solo il punto vendita del Torrione con turnazione dei lavoratori che prevede un mese di cassa integrazione dopo 15 giorni lavorativo.

“Tra l’altro - prosegue la lettera - alcuni lavoratori ‘privilegiati’ hanno una cassa integrazione minore. In questa situazione si riesce a dare lavoro solo a circa 20 persone sulle 80 disponibile. A livello economico i lavoratori dell’Aquila sono in forte disagio”.

I sindacati parlano anche delle difficoltà di un nuovo eventuale insediamento nell’area ovest, fonte di polemiche per mesi.
“Rispetto alla costruzione del nuovo supermercato in località Sant’Antonio - spiegano i sindacati - il Comune è l’unico interlocutore che ha il potere decisionale sull’uso del terreno che non ha mai avuto destinazione ad uso commerciale sin dall’acquisto nel lontano 2002. Tutta l’area acquistata - si legge ancora - è stata espropriata dalla Protezione civile per la costruzione di alloggi”.

Il Capoluogo d'Abruzzo

Anonimo ha detto...

Martedì 1 Dicembre 2009
Vi ricordate della MATEC e della sua annosa reindustrializzazione? Purtroppo non tutto è andato come gli accordi prevedevano e così la FIOM CGIL, fa una precisa denuncia su quello che è lo stato attuale delle cose. Il piano sottoscritto, prevedeva che chi avesse preso il capannone, dove un tempo si producevano calze, avrebbe anche dovuto riassumere le ultime sette persone rimaste. Il capannone è adesso di UNICOOP FIRENZE, anche se l’interlocutore dei sindacati era il CONSORZIO ETRURIA. Garante degli accordi previsti, lo stesso sindaco GHERI. “Di quelle sette persone – dichiara Cesare De Sanctis segreteria regionale Fiom Cgil – ne sono rimaste da assumere tre, di cui due con più di cinquant’anni ed una sotto a questo limite, ed a cui sta per scadere il periodo di mobilità”. I tre ex lavoratori Matec, si sono presentati anche dal sindaco GHERI che, in virtù della sua funzione di garante degli accordi, ha spedito una raccomandata a chi doveva riassumere i dipendenti, MISSIVA CHE E' RIMASTA SENZA RISPOSTA. “Queste persone – prosegue De Sanctis – avrebbero dovuto essere assunte entro il febbraio di quest’anno. La nostra denuncia è per ricordare a tutti di mantenere gli impegni presi. Se le cose non dovessero andare per il verso giusto, chiediamo anche l’appoggio dell’amministrazione comunale, in qualità di garante, per patrocinare l’eventuale contenzioso”.
Alberto Fiorini
LA NAZIONE

Boicotta MPS ha detto...

"L'Eutelia va commissariata": ne è convinto il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani secondo il quale "occorre forzare la mano perché questo avvenga, questa è una delle storie aziendali più incredibili del paese, senza paragoni'
da Rassegna Sindacale.it

Insideman ha detto...

04.12.09 Sole 24 Ore pag.41
C'è la firma per le 50 agenzie Mps a Intesa
SPORTELLI IN VENDITA C'è la firma per le 50 agenzie Mps a Intesa L'annuncio ufficiale è rimandato alla prossima settimana, ma Banca Mps e Intesa Sanpaolo hanno già siglato l'accordo per il passaggio di 50 sportelli (47 in Toscana, escluse le province di Firenze e Pistoia, 3 nel Lazio) dal gruppo di Siena a quello milanese. Il prezzo medio stabilito è di 4 milioni a filiale. Proseguono intanto le trattative per la vendita di un altro lotto di 35 agenzie Mps per le quali sono in corsa Cariparma (favorita), Barclays e Carige. Destituite di fondamento, invece, le voci circolate in questi giorni circa un ipotetico interessamento da parte di gruppi finanziari asiatici, come Baida finance di Hong Kong. «Niente di concreto», dicono a Siena. La strada resta quella indicata.