A Bologna l'assemblea dei delegati decide le iniziative contro l'accordo
Mobilitazione dal 9 al 13 novembre
Il 6 stop di 4 ore
Uscendo dall'assemblea nazionale dei delegati metalmeccanici Fiom-Cgil, Ivo, operaio in un'azienda di Reggio Emilia commenta: "Questo contratto vogliamo distruggerlo". Sotto attacco è l'accordo separato siglato il 15 ottobre scorso dalla Fim-Cisl e dalla Uilm-Uil contro cui viene lanciato il guanto di sfida.
Le parole di Ivo esprimono bene il clima dell'assemblea al PalaDozza di Bologna, con 4.000 delegati, scandita dalla richiesta di nuovi scioperi e dagli interventi del segretario generale Fiom, Gianni Rinaldini e del leader della Cgil, Guglielmo Epifani.
Quest'ultimo ha chiarito con forza e indignazione, tra applausi scroscianti, il punto della svolta: "Non possiamo più tollerare che, in un settore fondamentale per l'industria italiana, come quello metalmeccanico, si concluda un accordo senza la più grande e rappresentativa forza del mondo del lavoro. Dobbiamo creare le condizioni perché questo non possa più avvenire e perché senza Fiom, non si possa mai più siglare un contratto nazionale".
L'esito è una sorta di dichiarazione di guerra, che prevede l'uso di tutti gli strumenti a disposizione e che viene sintetizzata nei 7 punti del documento finale.
Dopo che Fim e Uilm hanno rifiutato di sottoporre l'intesa ad un referendum unitario vincolante, il contratto separato viene dichiarato illegittimo. Si partirà per questo con diffide ed azioni legali contro chi voglia applicarlo. Contemporaneamente vi sarà una "mobilitazione permanente", in particolare dal 9 al 13 novembre, per rendere "inapplicabile" l'intesa e sensibilizzare l'opinione pubblica. Proclamate 4 ore di sciopero ed una manifestazione a Bergamo il 6 novembre, con delegazioni da tutt'Italia, quasi un assalto alle altre due organizzazioni, Fim e Uilm, che proprio quel giorno nella città lombarda, terranno l'assemblea unitaria dei delegati alla presenza dei segretari generali di Cisl e Uil.
Ma non è tutto. C'è anche la disdetta dell'ormai ipocrita patto di solidarietà Fim, Fiom, Uilm, per le elezioni delle RSU. L'obiettivo è far decadere e rieleggere i delegati aziendali così da andare a contare chi pesa di più nelle fabbriche. Infine la proposta di una nuova legge di iniziativa popolare a tutela della democrazia sindacale.
Mentre si inaspriscono i rapporti con le altre organizzazioni (dure le parole di Rinaldini che chiede assemblee azienda per azienda e raccomanda di fare "attenzione alle provocazioni") si rinsalda, pur nella dialettica, la sintonia di intenti tra Fiom e Cgil, a iniziare dal fisco.
No alla riduzione dell'Irap, si invece all'uso di queste risorse per alleggerire il carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione. "Se il governo non farà nulla - commenta Epifani - la Cgil si muoverà perché questo è il momento più duro per l'occupazione e le prospettive di lavoro".
Non si fanno attendere le reazioni degli altri sindacati, a cominciare dal leader della Uil, Luigi Angeletti che, pensando alla manifestazione annunciata a Bergamo, commenta: "La Fiom confonde ormai Uilm e Fim con la controparte naturale, cioè con Federmeccanica".
Il segretario Fim di Torino, Claudio Chiarle, conferma invece la bontà del nuovo contratto.
Le parole di Ivo esprimono bene il clima dell'assemblea al PalaDozza di Bologna, con 4.000 delegati, scandita dalla richiesta di nuovi scioperi e dagli interventi del segretario generale Fiom, Gianni Rinaldini e del leader della Cgil, Guglielmo Epifani.
Quest'ultimo ha chiarito con forza e indignazione, tra applausi scroscianti, il punto della svolta: "Non possiamo più tollerare che, in un settore fondamentale per l'industria italiana, come quello metalmeccanico, si concluda un accordo senza la più grande e rappresentativa forza del mondo del lavoro. Dobbiamo creare le condizioni perché questo non possa più avvenire e perché senza Fiom, non si possa mai più siglare un contratto nazionale".
L'esito è una sorta di dichiarazione di guerra, che prevede l'uso di tutti gli strumenti a disposizione e che viene sintetizzata nei 7 punti del documento finale.
Dopo che Fim e Uilm hanno rifiutato di sottoporre l'intesa ad un referendum unitario vincolante, il contratto separato viene dichiarato illegittimo. Si partirà per questo con diffide ed azioni legali contro chi voglia applicarlo. Contemporaneamente vi sarà una "mobilitazione permanente", in particolare dal 9 al 13 novembre, per rendere "inapplicabile" l'intesa e sensibilizzare l'opinione pubblica. Proclamate 4 ore di sciopero ed una manifestazione a Bergamo il 6 novembre, con delegazioni da tutt'Italia, quasi un assalto alle altre due organizzazioni, Fim e Uilm, che proprio quel giorno nella città lombarda, terranno l'assemblea unitaria dei delegati alla presenza dei segretari generali di Cisl e Uil.
Ma non è tutto. C'è anche la disdetta dell'ormai ipocrita patto di solidarietà Fim, Fiom, Uilm, per le elezioni delle RSU. L'obiettivo è far decadere e rieleggere i delegati aziendali così da andare a contare chi pesa di più nelle fabbriche. Infine la proposta di una nuova legge di iniziativa popolare a tutela della democrazia sindacale.
Mentre si inaspriscono i rapporti con le altre organizzazioni (dure le parole di Rinaldini che chiede assemblee azienda per azienda e raccomanda di fare "attenzione alle provocazioni") si rinsalda, pur nella dialettica, la sintonia di intenti tra Fiom e Cgil, a iniziare dal fisco.
No alla riduzione dell'Irap, si invece all'uso di queste risorse per alleggerire il carico fiscale sui redditi da lavoro e da pensione. "Se il governo non farà nulla - commenta Epifani - la Cgil si muoverà perché questo è il momento più duro per l'occupazione e le prospettive di lavoro".
Non si fanno attendere le reazioni degli altri sindacati, a cominciare dal leader della Uil, Luigi Angeletti che, pensando alla manifestazione annunciata a Bergamo, commenta: "La Fiom confonde ormai Uilm e Fim con la controparte naturale, cioè con Federmeccanica".
Il segretario Fim di Torino, Claudio Chiarle, conferma invece la bontà del nuovo contratto.
31 ottobre 2009
Emilio Bonicelli
Il Sole 24 Ore
1 commento:
In democrazia un contratto per essere valido deve avere almeno il 51% dei voti fatti da un referendum da tutti i lavoratori. Questo contratto non può essere valido , ci vuole subito una legge che possa fermare questo ABUSO DI POTERE.
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