06 luglio 2011

MONTE DEI PASCHI RIPRENDE QUOTA MA L'AUMENTO DIVIDE SIENA


L'aumento di capitale si avvia verso la conclusione con un esito positivo


Tra gli azionisti di minoranza non aderisce Gorgoni, mentre è scontato quello di Unicoop FI

A pochi giorni dalla chiusura dell’aumento di capitale fissata per venerdì 8, il Monte dei Paschi si è preso una bella rivincita in Borsa. Ieri il titolo ha chiuso con un balzo del 4,8% a 0,58 euro grazie anche alla spinta di Sociétè Generale che ha alzato la raccomandazione da «hold» a «buy». «Data la forte performance (+43%) dei diritti e i volumi robusti - hanno sottolineato gli esperti di Socgen - ci aspettiamo che l'aumento di capitale chiuda con successo, più di quello di Ubi Banca, che si è fermato al 92% di sottoscrizioni, anche grazie al collocamento presso gli azionisti retail attraverso il network Mps».
(Mentre postiamo l'articolo MPS viene scambiata a 0,543 euro -4,73% - nota blog)



C’è però un Fattore Siena che può continuare a pesare sul titolo Monte dei Paschi. Perché non è solo la Piazza degli Affari a scandire la vita dell’istituto di Rocca Salimbeni, storicamente in simbiosi con il suo territorio di riferimento. Lo dimostra l’ultimo terremoto consumato in Fondazione, proprio mentre si davano i cavalli in Piazza del Campo per il Palio di Provenzano.

La «mossa» è stata l’uscita di Marco Parlangeli, dal 2003 direttore generale della Fondazione Mps che detiene ancora la maggioranza assoluta del Montepaschi. Al suo posto è stato nominato Claudio Pieri, 60 anni, ex alto dirigente della banca senese dove è stato assunto nel 1971.

Risoluzione «consensuale» del rapporto, riferisce la nota ufficiale mentre in via ufficiosa si dice che i motivi dell’addio sono riconducibili a motivi di salute. Ma anche a qualche divergenza strategica. Benché le versioni ufficiali smentiscano categoricamente tanto questa ipotesi, quanto quella di divisioni politiche interne al Pd o alle istituzioni bancarie della città.

Ed è sicuramente vero. Ma lo è altrettanto il fatto che il terreno senese resta minato: per sostenere l’aumento di capitale da 2,5 miliardi della banca la Fondazione ha venduto 470 milioni di azioni privilegiate Mps, incassando 370 milioni con una minusvalenza circa 200 milioni, e scendendo al 50,01%. È stata poi decisa la cessione dello 0,34% di Intesa SanPaolo, che ha prodotto un incasso circa 100 milioni, con una minusvalenza di 120 milioni. Gli altri fondi necessari, circa 300 milioni, verranno reperiti ricorrendo al debito, o cedendo (ma non subito) l'1,9% di Mediobanca.

Intanto la ricca cassaforte che ogni anno distribuiva milioni di utili alla comunità ha chiuso il 2010 con un disavanzo di 128,4 milioni. Il passivo della Fondazione ha quindi seccato il rubinetto delle erogazioni e nelle contrade è cominciato a montare l’insoddisfazione per le decisioni assunte dagli organi amministrativi, i cui membri sono espressione di Comune, Provincia, Regione, Università e Curia arcivescovile.

Così come non è stata gradita la mossa di Lorenzo Gorgoni, consigliere di amministrazione e socio del Montepaschi, che tra il 21 e 23 giugno ha venduto 5.468.505 di diritti relativi all’aumento di capitale incassando 503mila euro in tre giorni.

C’è, infine, chi ricorda che le nomine di Rocca Salimbeni scadranno circa un anno prima (primavera 2012) di quelle della Fondazione. E che la politica (in particolare l’asse fra il nuovo sindaco Franco Ceccuzzi e il presidente del consiglio regionale, Alberto Monaci) si stia già preparando al valzer delle poltrone.



5 luglio 2011

il Giornale.it




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