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SdL ricorre all'art. 28/300 per condotta antisindacale di Ipercoop Bonola e il tribunale del lavoro di Milano gli da ragione (Vedi articolo dopo il commento del blog).
La notizia non è fresca. Quello che c'è di fresco e' un'aria nuova che si sente spirare nei negozi e nei magazzini di Coop. Dopo anni di egemonia sindacale filo aziendale di Cgil-Filcams, Cisl-Fisascat e Uil-Uiltucs, insomma i soliti tre noti che da sempre hanno favorito Coop a discapito dei lavoratori, spesso anche loro iscritti (sic), un nuovo soggetto sindacale si sta incuneando e prende sempre più campo in questa situazione di abbandono dei lavoratori e dei loro diritti.
Ai falsi sindacalisti che hanno firmato tanti accordi-truffa in nome dei lavoratori e pro Coop: Attenzione! Il vento sta cambiando. E molto rapidamente.
Facili previsioni:
I sindacati gialli sopra citati perderanno altre tessere (ma ne avete ancora o Coop vi paga il disturbo?);
La Coop si troverà a scontrarsi come mai era abituata a fare.
La diffida dei magazzini Unicoop Firenze nei confronti dei sindacati, non è che l'inizio. I tempi stanno cambiando.
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E tuttavia, per far valere un diritto apparentemente scontato, i lavoratori hanno dovuto ricorrere (ai sensi dell’ex art. 28 S.L. ) contro l’azienda attraverso lo studio legale di SdL intercategoriale di Milano.
La sentenza, decisa lo scorso 18 aprile ma resa nota solo in data odierna, condanna la Coop per condotta antisindacale. Il giudice ha infatti ritenuto che tale condotta fosse " oggettivamente idonea a limitare l'esercizio dell'attività e dell'iniziativa sindacale. L'effetto del rifiuto é quello di privare i sindacati che non hanno stipulato contratti collettivi della possibilità di percepire con regolarità la fonte primaria di sostentamento per lo svolgimento della loro attività e posti in una situazione di debolezza, non solo nei confronti del datore di lavoro, ma anche delle altre organizzazioni sindacali con cui sono in concorrenza".
Il Tribunale del lavoro di Milano quindi, oltre ad ordinare alla Coop di effettuare le cessioni di credito mensili in favore di SdL intercategoriale, ha anche disposto l'affissione del decreto ex art. 28 S.L. "nelle bacheche aziendali esistenti agli ingressi e nei reparti dell'ipercoop Bonola per un periodo non inferiore a 30 giorni"!
Una sentenza che fa il paio con quella emessa lo scorso 5 febbraio dal Tribunale del lavoro di Livorno, sempre contro la grande azienda di distribuzione cooperativa, sempre per attività antisindacale. In quel caso la Coop che gestisce il grande magazzino "Fonti del Corallo" di Livorno si era rifiutata di consegnare alla commissione elettorale l'elenco dei lavoratori aventi diritto al voto e di consentire così l’elezione della RSU. Elezioni che si sono regolarmente tenute a marzo e che hanno visto una straordinaria partecipazione dei dipendenti, di gran lunga superiore al quorum richiesto, nonostante la presenza di una sola lista, quella di SdL intercategoriale. Gli altri sindacati non hanno presentato la lista puntando sul ... mancato raggiungimento del quorum!
Anche all’ipercoop di Bonola i lavoratori hanno chiesto di poter votare i propri rappresentanti ma anche qui l’azienda si sta opponendo.
Anche qui come a Livorno SdL intercategoriale presenterà a breve ricorso per garantire ai lavoratori di scegliere la propria rappresentanza unitaria.
E’ proprio il caso di dirlo… città che vai .. Coop antisindacale che trovi!
Altro che la Coop sei tu! The time they are a changin' (Bob Dylan)
30 aprile 2010
The times they are a-changin' (Bob Dylan)
5 commenti:
UNA RINASCITA IN CORSO
Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno. In realtà ciò che sta accadendo all'interno dei magazzini di Scandicci ha il sapore di una rinascita, di una crescita di consapevolezza. Il momento crediamo sia drammatico, e i tempi stringenti. Da un lato l'azienda (è proprio il caso di chiamarla così) che porta avanti i propri progetti commerciali, dall'altra i dipendenti che hanno la sensazione di essere dentro un meccanismo che entro qualche tempo spazzerà via ognuno di loro.
E nel mezzo? Nel mezzo dovrebbero esserci coloro che tutelano gli interessi dei lavoratori, in maniera "astuta" oseremmo dire "creativa", che ammorbidiscono gli effetti di una costante ristrutturazione aziendale. Quel cuscinetto si chiama Sindacato.
Poco importa che sia una sigla o l'altra, il tempo del colore delle bandiere è passato. Quel che sarebbe importante, invece, si chiama coerenza, valori, coscienza, coraggio, dignità.
Ma, si da il caso, che nel mezzo adesso come adesso sembra non esserci niente...ma forse il niente sarebbe già qualcosa, il problema è che si ha la sensazione di essere oramai "messi nel sacco", come se avessimo in un certo qual modo il destino segnato. Un destino avverso.
Ma allora dove sta la rinascita?
La rinascita è proprio in mezzo a questi eventi; si chiama: consapevolezza. Per chi, come me, lavora qui da quando era un ragazzino colpisce vedere i colleghi aprire gli occhi di fronte alla spietata realtà del gioco delle parti, e poco importa se ciò significa non avere più alcuna fiducia nel maggiore sindacato italiano, anzi ben venga.
Ricordo molto bene quando i colleghi riponevano fiducia nei loro rappresentanti sindacali, una fiducia quasi cieca. Quella fiducia malriposta, data a chi poi non si è degnato di corrispondere il rispetto rispetto dovuto.
Ho partecipato all'ultima riunione presso i magazzini, c'era letteralmente da mettersi a piangere ma non per qualcosa di spiacevole, tutt'altro.
Per la prima volta dal 1987 ho visto le persone rendersi conto di ciò che sta accadendo, ho visto sfiduciare il proprio rappresentante sindacale, di colui il quale si erano fidati fino alla fine nonostante i fatti parlassero chiaro.
Ho visto le persone trasformarsi e prendere in mano la situazione. Ho visto una cosa che, forse, avrei preferito non vedere: l'accorgersi del pericolo quando oramai siamo ad un centimetro dal burrone.
[...] Continua (Andrea)
[...]
Forse, questi sono gli ultimi atti di un'epoca oramai trascorsa. Forse da qui a qualche tempo ci troveremo tutti quanti in un mare di guai, pazienza la vita è fatta anche di problemi da risolvere.
Il pensiero mi corre però ad un attimo, quello in cui tutto finisce davvero, quell'attimo che è l'ultimo atto di un'esistenza; quando ti scorre davanti tutta la tua vita per ciò che hai fatto o non hai fatto, l'ultimo minuto.
Mi chiedo, francamente, cosa passerà davanti agli occhi di chi ha puntato lo sguardo solo verso i propri interessi personali, tradendo il suo ruolo, i suoi ipotetici valori.
Tutti questi personaggi, ovviamente, hanno un nome ed un cognome, una sigla di appartenenza. Allora cos'è che mi frena dal metterli nero su bianco? Semplicemente il bisogno di pensare che ognuno di loro si riconoscerà perfettamente nelle descrizioni fatte.
Per adesso i piani aziendali hanno trovato qualche rallentamento, la libera iniziativa personale ha dato frutti e non è certamente finita qui.
Resta l'amarezza di non poter avere un senso come dipendenti, di essere trattati come corpi estranei da combattere, eliminare, anziché avere un ruolo per contribuire allo sviluppo.
Ma chissà, a volte la fine è il preludio di un nuovo, inaspettato, meraviglioso inizio. Dopotutto "l'inverno si trasforma sempre in primavera".
Un pensiero va all'amico Luca, al momento che sta attraversando. Al suo impegno per essere un rappresentante sindacale onestamente e tenacemente coerente ai suoi valori. E' dura, ma resta per lui l'orgoglio di non averci mai tradito.
Andrea
Bravo Andrea. Spero che quella che tu chiami "consapevolezza", tu non l' abbia mai confusa in precedenza con la "saccenza", qualcuno l'ha fatto. Adesso, se ciò che dici è vero, tutti i "giochetti personali" stanno per essere rimessi in discussione ed allora molti son costretti ad aprire gli occhi.
Speriamo non sia troppo troppo tardi.
.......non disperare Andrea ed abbi fede.Per fare certe cose ci vuole tempo e la consapevolezza che ancora molti non hanno purtroppo raggiunto.
Trattati come schiavi In catene davanti al Gs
Repubblica — 09 giugno 2010 sezione: MILANO
SOSTITUITI dalla sera alla mattina, senza motivazioni e senza tutele sindacali. È successo a 70 magazzinieri del Gs-Carrefour di Pieve Emanuele che ieri, dopo uno sciopero di due giorni proclamato per contestare condizioni di contratto capestro, sono stati tenuti fuori dal posto di lavoro. «Sostituiti con 70 persone che non sappiamo da dove vengano - spiega Giovanni Romanelli della Filt Cgil - al di fuori di qualsiasi accordo sindacale». Alle 17.30 di ieri, i magazzinieri, in gran parte stranieri, si sono incatenati "a oltranza" di fianco al supermercato: «Ci trattano come schiavi, ma resteremo quia farci valere» dicevano accusando il consorzio di cooperative Gemal, che ha in gestione l' appalto dei magazzini. La scintillaè scoccata venerdì, quando è cominciato uno sciopero spontaneo da ricondurre al cambio di cooperativa (dalla Rm di Torino alla "Cooperativa della Gioventù" di Bari) e alle condizioni economiche imposte dai nuovi gestori, che dall' oggi al domani hanno deciso di non rispettare piùi vecchi accordi. «Hanno chiesto l' innalzamento della soglia produttiva da 140 a 160 colli all' ora - ha proseguito Romanelli - specificando che il lavoratore inadempiente può essere trasferito o licenziato. Non possiamo sottostare a queste minacce». Al centro dello scontro anche la riduzione della tredicesima (90 per cento dell' attuale), il rifiuto del pagamento dei primi tre giorni di malattia,e l' annullamento del pagamento di un' integrazione all' indennità di malattia garantita dall' Inps. Lo scontro è durato fino a lunedì, quando di fronte al tavolo della Lega Coop di Milano, erano cominciate le trattative. Poi, improvviso, l' annuncio da parte della Gemal che non sarebbero state aperte le porte dei magazzini a quei lavoratori che non avessero accettato le nuove condizioni contrattuali. «Degli ex dipendenti Rm sono entrati in quaranta - continua Romanelli - quelli che non hanno accettato sono stati sostituiti con gente di fuori». «A quanto ne sappiamo la cooperativa subentrante si è impegnata a garantire l' occupazione dei dipendenti - hanno spiegato dall' ufficio comunicazione di Carrefour- in questo momento la situazione è delicata perché lo sciopero non risulta dichiarato e il disservizio che si sta venendo a creare è pesante». La vertenza resterà bloccata fino a giovedì, quando è in programma un nuovo incontro alla direzione provinciale del lavoro. «Fino a quel momento resteremo incatenati qui - ha concluso Romanelli - chiedendo l' applicazione del contratto nazionale di lavoro. E di farci rientrare». - LUCA DE VITO
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