19 giugno 2010

VERTENZA ITALCARNI: ANCORA UNA STORIA DI APPALTI NELLE COOP















Insistiamo sulla vicenda della Italcarni, sia perché 40 ore di sciopero sono davvero tante per dei lavoratori con questi chiari di luna, sia perché la loro situazione ha punti in comune con tutti quei settori che forniscono servizi ai negozi Coop.
Come i magazzini, ad esempio.




APPALTI, AFFITTI DI RAMI DI AZIENDA E LICENZIAMENTI. QUESTA E' LA RICETTA DEI COOPERATORI DELL'ITALCARNI PER SANARE I CONTI

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Si apre una lotta dura, perchè i lavoratori non ci stanno a dover pagare per gli errori compiuti da altri


La storica cooperativa di macellazione, la più grande d’Italia, socia della cooperativa UNIBON la quale, quest’ultima, detiene il 50% delle azioni della Grandi Salumifici Italiani, ha aperto una procedura di mobilità che interessa 43 lavoratori, tra i quali 7 impiegati e un quadro.

Non paga di questo ha annunciato, successivamente, la volontà di affittare due rami d’azienda ad altre società. In totale, i lavoratori coinvolti, sarebbero così 77 su quasi 200! Quasi il 40% della manodopera coinvolta in un pesante processo di ristrotturazione, senza nemmeno aver utilizzato un ora di cassa integrazione.

Una storica cooperativa, da sempre legata al movimento cooperativo modenese, che con metodi e strumenti, simili a tutte le altre imprese private, ha comunicato le sue intenzioni per sanare il disavanzo dell’impresa: esubero di personale!

Ancora una volta si cerca di far pagare ai soliti le colpe di altri. Un’impresa, che da anni macella rimettendo denaro, ma che è saldamente legata da rapporti azionari e commerciali con colossi dell’industria salumiera, come nel caso della Grandi Salumifici Italiani che produce utili e si sta apprestando ad entrare in Piazza Affari, o con la Grande Distribuzione Organizzata, attraverso la fornitura di carne fresca, la quale continua ad abbassare i prezzi scaricando sui fornitori le conseguenze.

Chi non ricorda i famosi cartelloni pubblicitari con scritto: "CONTINUIAMO AD ABBASSARE I PREZZI"? Bene, anche questi possono essere i risultati che, a cascata, si ripercuotono su tutta la filiera.

Il progetto di spezzettamento del ciclo produttivo, condito con appalti, affitti di reparti e licenziamenti, sono strumenti e azioni che, a nostro modesto giudizio, non hanno nulla a che fare con la tradizione del movimento cooperativo che questo territorio dovrebbe ancora continuare a vantare.

L'ITALCARNI, con questo modo di fare e con l'intento che ha espresso, vuole adottare dubbi e criticabili sistemi organizzativi, composti da appalti e il probabile utilizzo di altre imprese cooperative ovviamente "false".

Come altre imprese del territorio modenese, oggetto di denuncie e segnalazioni inoltrate dal sindacato, molte di queste riportate anche in questo sito, la storica cooperativa modenese decide di percorrere la "via bassa della competizione"!

Sappiamo molto bene che contesto della macellazione è molto complicato e sta vivendo una situazione drammatica, ma pensare di risolvere tutto abbassando il costo del lavoro, che è già molto basso, al 4,7% sul fatturato, attraverso dubbie e pericolose organizzazioni del lavoro che impiegano forme di sfruttamento, elusione e evasione fiscale, caporalato e illegalità delle più diffuse è un pericolo che questa cooperativa non dovrebbe correre.

Questa cooperativa può continuare ad esistere se riesce a coniugare l’interesse dei suoi soci con l’etica e la responsabilità sociale che l'ITALCARNI deve continuare a mantenere. Una cooperativa che è inserita in una filiera che dovrebbe garantire “etica” e “responsabilità sociale”, per la materia prima che fornisce ai suoi clienti e alle aziende in cui è anche azionista (Grandi Salumifici Italiani).

Il punto è proprio questo: quanto Grandi Salumifici Italiani e la Grande Distribuzione Organizzata vogliono veramente investire nell'etica e nella "responsabilità sociale d'impresa"? Se vogliono ancora farlo, su questa vicenda, dovrebbero farsi sentire prima che sia troppo tardi!

nuovo CAPORALATO.it

Caporalato e somministrazione illegale di manodopera nel distretto alimentare di Modena

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