16 luglio 2011

LAVORATORI STRANIERI LICENZIATI PER AVER PROTESTATO. SUCCEDE ALLA TNT DI PIACENZA









I lavoratori in lacrime pregano davanti a uno dei poli della logistica più grandi del nord Italia. Ma le cooperative che gestiscono il personale non fanno un passo indietro: chi ha creato problemi resta a casa



Dopo le tensioni della scorsa settimana davanti al centro smistamento della Tnt al polo logistico di Piacenza, l’area di Le Mose è ancora terreno di battaglia tra il colosso della logistica e i suoi lavoratori. Quelli che hanno scioperato e protestato rischiano di essere licenziati già nelle prossime ore. All’annuncio manca solo l’ufficialità. Sono 150 facchini, quasi tutti stranieri, che non solo potrebbero restare a casa, senza stipendio e con famiglia a carico, ma è in pericolo anche il permesso di soggiorno in Italia. E tutto solo per aver chiesto condizioni di lavoro dignitose. Non altro. Hanno chiesto che le coop che gestiscono il personale la smettessero di reclutare i lavoratori sera per sera, di pagare in parte al nero, di creare una sorta di caporalato mascherato da una lettera di assunzione senza valore contrattuale.

L’accordo sembrava raggiunto. Ieri sera, dopo una settimana di picchetti, i lavoratori che fanno capo alle cooperative Stella e Vega avevano raggiunto un accordo di massima con la Questura di Piacenza per bloccare temporaneamente le proteste e aspettare il tavolo di concertazione tra Provincia, Comune, Tnt, Prefettura e il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, calendarizzato già per venerdì prossimo alle 9.30 a palazzo del Governo.

“Tu entri, tu no percé protesti”. Ma ieri sera, all’inizio del turno, l’amara sorpresa: al gabbiotto di sicurezza all’entrata dell’enorme complesso della Tnt, gli uomini della sicurezza sono stati dotati di una lunga lista da spuntare con nomi e cognomi di chi poteva entrare e chi no, di chi era ammesso a lavorare e di chi – nonostante contratti a tempo indeterminato – sta a spasso. Sulla lista, tutti e cento i facchini del turno di notte che in questi giorni hanno denunciato le precarie condizioni di lavoro facendo luce su un fenomeno di capolarato mascherato inquietante.

A fianco degli uomini della sicurezza interna della Tnt, anche due camionette di polizia e carabinieri in assetto antisommossa che hanno formato un cordone di sicurezza all’entrata del centro di smistamento.

Lo sconforto dei facchini. Tensione, certo. Ma anche sconforto di chi, con cinque figli a carico e 15 anni di lavoro alla Tnt alle spalle, questa sera torna a casa senza stipendio. Sì, perché la strategia delle cooperative che hanno a contratto questi lavoratori è semplice: contratto a tempo indeterminato ma, all’inizio del turno, viene ‘selezionato‘ chi entra e lavora e chi no. E se qualcuno protesta, viene minacciato di essere licenziato. E con un permesso di soggiorno temporaneo le opzioni non sono tante.

Ad avvalorare questa situazione al limite del paradossale, anche le buste paga dei facchini che mostrano in modo inequivocabile un fenomeno che, apparentemente, non coinvolge solo i lavoratori della Tnt: per il mese di febbraio, lo stipendio di alcuni facchini assunti raggiunge i 67 euro e rotti, “perché il resto – puntualizzano i turnisti con cedolino alla mano – ce lo danno in nero”.

“Questo è atteggiamento antisindacale – grida l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Piacenza, Ignazio Brambati in quota Prc e da ieri pomeriggio a fare le barricate ai cancelli della Tnt, perche’ questa e’ una serrata”.

Lo stesso Brambati era infatti al tavolo interistituzionale in Provincia dove si discuteva, appunto, del ruolo delle cooperative all’interno del polo logistico: “Torno dal tavolo e scopro questo – denuncia l’esponente dell’esecutivo di palazzo Mercanti – ed è una vergogna perché si era raggiunto l’accordo con la Questura per smobilitare temporaneamente la protesta e invece questa è la risposta”.

Tensione tra i sindacalisti. Dopo alcuni attimi di tensione – non solo tra lavoratori e forze dell’ordine, ma anche tra Cobas e Cisl con un duro scambio di accuse sulla mancata tutela dei lavoratori – sia Brambati che l’assessore provinciale al Lavoro, Andrea Paparo, sono stati fatti entrare all’interno del capannone della Tnt per un colloquio con la dirigenza.

“Spero che entrambe le parti usino buon senso – auspica Paparo prima di entrare al polo- perché non credo che sia nell’interesse di nessuno esasperare gli animi”.

I lavoratori della Tnt rimarrano seduti sotto i cancelli del polo fino al raggiungimento di un accordo di massima ma, assicurano, “ci faremo sentire”. E già i primi video e foto che testimoniano le assurde condizioni a cui sono sottoposti sul posto di lavoro sono ben visibili su Facebook al gruppo “Tnt di Piacenza“.

Quasi certo il licenziamento. Inginocchiati a pregare, piangere e gridare contro la Tnt, ormai si profila il licenziamento per 150 lavoratori. Sono le 22.30 quando, dal polo della Tnt di Piacenza, escono l’assessore comunale Brambati e quello provinciale, Paparo, dopo un colloquio durato più di un’ora con la dirigenza delle cooperative Stella e Vega.

Gli assessori in lacrime. Ma all’uscita dell’incontro, e dalle lacrime che scendevano sul volto degli assessori, il responso era chiaro anche se è stato indorato: “Loro dicono che per voi, qui, il lavoro non c’è – parla Brambati tradotto in egiziano davanti ai 150 facchini che da questo pomeriggio protestano di fronte ai cancelli della Tnt – perché dicono che hanno ridotto il numero dei camion per via delle proteste di questi giorni che hanno messo in difficoltà l’azienda”.

La versione delle cooperative e’ pero’ presto smentita dagli stessi manifestanti che oggi, presentatisi per il turno notturno, sono stati respinti a favore di nuove leve non ancora assunte ma da qualche giorno “in prova”.

I turnisti, alla notizia, sono quindi corsi ai cancelli principali della TnT davanti al cordone di Polizia in antisommossa, inginocchiandosi a pregare e con i cedolini dei pagamenti (pochi euro, “il resto in nero”) a pregare.

Ma i sindacalisti? “Saranno in centro a fare shopping” fa ironico Fabio Zerbini, del sindacato interconfederale Cobas, l’unica presenza sindacale della protesta. Si perché né Cgil, Cisl o Uil hanno mai partecipato agli scioperi dei facchini. Addirittura chi è andato alla Cgil, come Mohammed regolarmente iscritto alla Camera del lavoro, è stato respinto: “Mi hanno detto che non si poteva fare niente – dice sconsolato mostrando la tessera Cgil di Sorosina, in provincia di Cremona – anche se sono assunto regolarmente ma percepisco lo stipendio in nero”.

“I sindacati dicono che va tutto bene, come il segretario della Uil di Piacenza, Massimiliano Borotti - sostiene Zerbini dei Cobas - ma qui i soldi li fanno sulla pelle della gente e l’illegalità si scarica sugli immigrati”.

La protesta, quindi, continuerà e i facchini sembrano determinati nel picchettare i cancelli del polo anche per tutta la notte perché, è evidente, anche il tavolo della prossima settimana convocato in Prefettura con il sottosegretario ai Trasporti Giachino, non servirà a nulla. Tanto che anche l’assessore Brambati si è seduto tra i lavoratori per contestare la Tnt.



16 luglio 2011

Massimo Paradiso

Il Fatto Quotidiano


Leggi anche:
Il gruppo di Claudio Lotito dietro alle coop che gestiscono il personale


.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'unico commento possibile è: che schifo" cgil cisl uil, governo e cooperative ci hano ridotto come schiavi