Oggi l'amministrazione decide sull'apertuta del Primo Maggio
Sindacati pronti allo sciopero
L'amministrazione dirà oggi ufficialmente se i negozi del centro, e molto probabilmente anche tutti gli altri, avranno o non avranno la deroga per stare aperti sabato 1° maggio. E non è detto che non l'avranno a restare aperti fino alle sei del mattino la notte bianca immediatamente precedente. Il che sarebbe, dal punto di vista dei commessi, un lavoro non stop per due giorni di seguito, fanno notare i sindacati infuriati. Che verranno ricevuti oggi alle tre del pomeriggio dal vicesindaco Nardella che promette "rispetto e attenzione" per le loro posizioni. Ma sembra ormai che la decisione sia presa.
Proprio per questo i sindacati da ieri preparano già lo sciopero. Tutti e tre, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Firenze. Lo proclameranno immediatamente, appena l'amministrazione confermerà di voler sdoganare uno degli ultimi tabù e far lavorare per la prima volta commesse e commessi il 1° maggio. Sciopero anche in Toscana: per solidarietà e perché a nessun altro Comune venga in mente di "far passare la festa del lavoro come una festa del consumo, sacrificando i lavoratori".
Renzi e le tre organizzazioni dei commercianti, Confesercenti, Confcommercio e Cna che hanno chiesto l'apertura in nome della lotta alla crisi, hanno già parlato di città aperta, vivace e ospitale sia per i fiorentini che i tanti turisti del prossimo week end. I sindacati obiettano che "il codice del commercio regionale dice che la deroga al 1° maggio si può fare solo tramite accordo con i sindacati". Ma Nardella precisa: "Concertazione". Dunque li starà a sentire, ma poi deciderà. L'accordo non ci sarà, spiegano sia Carla Bonora che Salvo Carofratello, segretari fiorentini della Filcams e Fisascat: "Ormai in centro si salvano solo 4 festività in un anno, non sarà con un giorno di lavoro in più che si risolve la crisi. Se proprio si vuole, allora però che lavorino tutti, che si possa fare il certificato di residenza in Comune, si vada in banca, si possano portare i figli all'asilo. Perché solo e sempre i commessi?".
Cgil, Cisl e Uil stano già affilando le armi. Sono presenti solo tra il circa il 30 % dei commessi e solo nei grandi magazzini, non c'è sindacato nei piccoli negozi dove una o poche persone lavorano a contatto con i proprietari. Sanno che gli scioperi del commercio sono difficili. Ma si dice che le commesse di Zara abbiano già avvisato di non essere disponibili. Pare che da Coin e alla Rinascente in molti vogliano resistere. Non importano le maggiorazioni salariali per la festività, spiegano al sindacato: "Il primo maggio è un simbolo della dignità del lavoro, è difficile scambiarlo con i soldi. Oltretutto in centro lavorano tutte le domeniche, 361 giorni su 365, e sono stanchi".
Da parte loro, i sindacati di categoria regionali, Cgil, Cisl e Uil, incitano le amministrazioni "a domandarsi come i cittadini vogliono vivere, come vogliono consumare, ma anche quali modelli di tempo libero promuovere e quali relazioni sociali e culturali sostenere". Aria di ribellione anche nel Pd di Palazzo Vecchio. Per niente convinti della deroga molti dei consiglierei, da Collesei a Meucci, Fratini, Pugliese, Agostini. Scettico anche il capogruppo Bonifazi. Schierati per la festa del lavoro, i consiglieri comunali Pdl, Roselli e Torselli.
27 aprile 2010
Ilaria Ciuti
La Repubblica.it
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