30 aprile 2010

NUOVI CENTRI COMMERCIALI: LA TOSCANA HA DECISO LO STOP



Rossi: "Ora vanno tutelati negozi e mercati per ragioni sociali e turistiche"





«IN TOSCANA non ci saranno spazi per nuovi centri commerciali dopo il 31 dicembre 2010, con l’esaurimento della vecchia programmazione». Di fronte alle guerre fra colossi della grande distribuzione, Enrico Rossi non ha dubbi. E aggiunge: «La nostra priorità sarà quella di tutelare e valorizzare la distribuzione al dettaglio nei centri urbani, per preservarne la funzione sociale e turistica, salvaguardando i centri commerciali naturali, le filiere corte, i mercati a chilometri zero».

Parla lui, il governatore, perchè l’assessorato al commercio è «in transito». Da Gianfranco Simoncini (Pd) a Cristina Scaletti (Idv). L’aggiustamento avverrà nella seduta di giunta fissata per oggi.
Perchè? Il problema non è politico ma pratico. Confesercenti e Confcommercio, pur senza far polemiche, hanno lanciato un messaggio: commercio e turimesmo devono stare insie. Così la Scaletti riunirà le due deleghe. E Simoncini andrà avanti col «delegone» alle attività produttive.

Ancora Rossi: «Eventuali nuove realizzazioni di centri commerciali dovranno essere valutate con attenzione e verificate con le esigenze del territorio. Semmai lavoreremo per i negozi, per velocizzare gli adempimenti e favorire l’accesso al credito».
Frasi del presidente saranno accolte con soddisfazione dai commercianti e da chi li rappresenta. Che sulla grande distribuzione vuole «tregua armata» di fronte a uno scenario dove le catene dominanti si contendono pochi spazi, come a Livorno. E i piccoli rischiano di restare schiacciati nello scontro fra titani.

Fino al 31 dicembre 2010 vige la programmazione della giunta di Claudio Martini con Paolo Cocchi assessore a commercio e turismo. Confesercenti e Confcommercio vogliono che dopo non succeda niente. Sostengono che i megacentri commerciali aperti in Toscana nell’ultimo decennio superano la superficie media delle regioni del Nord Italia.

Massimo Biagioni, direttore regionale di Confesercenti, e Massimo Pucci, direttore di Confcommercio Toscana, lanciano l’allarme. Insieme alle associazioni dell’artigianato hanno redatto un documento in cui sottolineano il valore delle città e dei centri commerciali naturali. Il problema? Troppe chiusure di botteghe tradizionali, rimpiazzate da franchising e esercizi che non durano.

E per la prima volta, all’ apertura di una grande struttura corrisponde un contraccolpo negativo su altre grandi strutture. Producendo cassa integrazione e riduzione di personale. «Quando dicono che con i centri commerciali cresce l’occupazione raccontano una bugia», dice Biagioni. Che spiega: «Quando si parla di assunzioni nei megastore non si tiene mai conto dei posti di lavoro degli autonomi e dei commercianti che chiudono. E ora che la cassa integrazione tocca, anche in Toscana, vertici mai raggiunti, si vedono i danni».

STEFANO PUCCI insiste sul sostegno a chi lavora nei centri storici e alla rivitalizzazione e al rilancio dei luoghi tradizionali del commercio, che è possibile far decollare con il sostegno dei Pius, brutta sigla che però significa risorse ai comuni che hanno realizzato il centro commerciale naturale e soldi non alle imprese, ma al territorio, come volano di promozione e sviluppo. E Biagioni rilancia: «Le aspettative immobiliari non possono determinare lo sviluppo, la rendita uccide il commercio».

Non è tutto. Confesercenti e Confcommercio si aspettano dalla nuova giunta regionale anche altro: ridurre le aperture domenicali, fermare sostanzialmente altri ipermercati e dare spazio solo a eventuali interventi mirati, precisi e condivisi. Eppoi rilancio della funzione abitativa delle città, mobilità, facile acesso, semplificazione, snellimento burocratico.
Sogno o realtà? Per rispondere bisognerà aspettare la reazione delle grandi catene, Coop in testa, alle parole di Rossi.

29 aprile 2010

Sandro Bennucci


La Nazione


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