Dopo il rinvio alle Camere da parte di Napolitano già pronto il nuovo testo limitata la tempistica e i poteri dell'arbitrato nella risoluzione delle controversie di lavoro
Una via d'uscita in tre mosse. Dopo il rinvio alle Camere della legge sull'arbitrato da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il governo ha già praticamente pronte quelle che considera le soluzioni per superare le perplessità del Capo dello Stato. L'imperativo - per l'esecutivo e la sua maggioranza - è quello di non affossare l'istituto dell'arbitrato per la risoluzione delle controversie di lavoro, nella convinzione che si possano anche così decongestionare le aule dei tribunali. D'altra parte nel messaggio del Quirinale non è affatto contenuta una bocciatura dell'arbitrato. Si chiede, piuttosto, di renderlo compatibile con i principi e i vincoli costituzionali che tutelano il lavoratore.
Dunque, non si andrà ad alcun braccio di ferro con il Colle. Lo stesso Silvio Berlusconi, ha rassicurato ieri Napolitano, nel corso del colloquio che hanno avuto al Quirinale, sottolineando che durante la nuova stesura della legge ci si muoverà lungo la traiettoria indicata dal messaggio presidenziale.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha chiesto di fare in fretta. Da giovedì la Commissione Lavoro di Montecitorio riprenderà l'esame della legge.
I tecnici del ministero stanno già preparando il testo che dovrà recepire nella legge la dichiarazione di avviso comune sottoscritta tra le parti sociali (ad eccezione della Cgil) ancor prima che Napolitano decidesse sulla promulgazione. È questa la prima mossa perché esclude che il tema cruciale del licenziamento (protetto dall'articolo 18 per una parte dei lavoratori) possa essere affidato a un arbitro fin dalla stipula del contratto.
Secondo mossa: delimitare al massimo le materie sulle quali l'arbitro possa decidere secondo equità, senza cioè i limiti imposti dalla legge. A questo punto si dovrebbero togliere dal campo tutte le questioni attinenti i diritti inderogabili dei lavoratori. La terza mossa, infine, riguarda la decisione di Sacconi di rinunciare al potere che l'attuale versione della legge affida al ministro, di definire i campi di applicazione dell'arbitrato in assenza di un accordo tra le parti sociale.
Nonostante tutto questo lavorìo la Cgil non cambia linea: continua a essere contraria all'introduzione dell'arbitrato con queste caratteristiche. Dopo Pasqua, Corso d'Italia avvierà una campagna di informazione sui rischi legati all'applicazione della legge oltre al tradizionale pressing sui parlamentari dell'opposizione. Un gruppo dei quali ha presentato in questi giorni un articolato che ricalca la proposta Boeri-Garibaldi per l'introduzione del contratto unico e tutele via via crescenti. Critica la Cisl: "È questo il vero modo per superare l'articolo 18".
Si discute di conflitti di lavoro, mentre i segnali di ripresa sono assai deboli. Uno studio di Bankitalia curato da Fabio Panetta e Federico Maria Signoretti rivela che dall'inizio della crisi (estate 2007) i prestiti alle aziende si sono ridotti di 15 punti percentuali. E non ci sono schiarite in vista. Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria: "Sul fronte dell'accesso al credito avremo ancora momenti critici".
2 aprile 2010
Roberto Mania
La Repubblica
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