A margine di un incontro con la stampa, la presidente di Legacoop Simona Caselli torna sulla vicenda e chiama fuori la centrale cooperativa ripassando la patata bollente a Snatt. "Le cooperative coinvolte- spiega la presidente- non erano nostre associate e dunque non avevamo a che fare con tutta la vicenda. Abbiamo ritenuto di essere presenti al tavolo di confronto regionale perche' chiamati e perche' siamo una forza responsabile e per difendere il modello della buona cooperazione".
Nel merito dell'accordo, Caselli ricorda: "Noi abbiamo preso un impegno sussidiario, cioe' e' la Snatt che ha preso l'impegno di cui Muzzarelli adesso chiede conto, quello di collocare un centinaio di persone. Noi abbiamo preso l'impegno ad agevolare i ricollocamenti, ma non potevamo naturalmente promettere niente perche' l'associazione non ha alcun potere sulle singole cooperative, segnalando chi eventualmente dovesse rimanere fuori". Quello "che non e' successo- conclude Caselli- e' proprio questo: non hanno messo a lavorare quelli che la Snatt aveva promesso di mettere a lavorare quindi credo che adesso l'assessore regionale pretenda il rispetto di quel pezzo dell'accordo. Inoltre da un lato Snatt chiede di rinunciare alla causa legale, cosa gia' in se' discutibile anche se comprensibile dal punto di vista logico, e dall'altro chiede ai facchini di lavorare per un periodo di prova di tre mesi dopo il quale possono essere lasciati a casa. Non credo che fosse lo spirito dell'accordo firmato dall'assessore regionale".
Piu' in generale Caselli commenta: "Abbiamo sempre teso a distinguere la cooperazione buona da un altro tipo di cooperazione che si muove utilizzando il modello in maniera strumentale. Legacoop ha sempre applicato i contratti firmati con le organizzazioni nazionali dei sindacati di categoria, contratti che rientrano totalmente nell'ambito della contrattazione libera fra le parti, ma ci sono anche dei contratti che vengono applicati e che secondo noi violano l'articolo 36 della Costituzione, perche' pagano le persone il 35% in meno del nostro contratto e di conseguenza si arriva a dei livelli che configurano vere e proprie forme di sfruttamento. Ricordo che la cooperazione e' nata per affrancare le persone dalla poverta' e dallo sfruttamento e la storia economica di Reggio ne e' assolutamente testimone. Per cui non possiamo accettare che il modello cooperativo venga snaturato in questo modo e utilizzato per sfruttare dei lavoratori"
9 settembre 2011
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