24 luglio 2010

FUSIONE A NORD-OVEST TRA I GRANDI SOCI COOP

Le Coop del "distretto nord ovest", Coop Liguria, Coop lombardia e NovaCoop (piemonte) starebbero per fondersi in un'unica cooperativa, dando vita così al 5° gruppo nazionale nella grande distribuzione ed al 1° tra le Coop
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La fusione porterebbe la nuova Coop a diventare il primo azionista di Holmo, la holding che controlla Unipol, con oltre il 15%



MILANO- I tempi delle nozze stanno maturando rapidamente. E già in autunno potrebbe arrivare il triplo "sì" a sancire la nascita della più grande cooperativa di consumo in Italia, nonché dell'azionista di riferimento di Holmo, la holding che controlla Unipol.

Protagoniste della storia, d'affari più che d'amore, sono Coop Liguria, Coop Lombardia e l'omologa piemontese NovaCoop, tre soggetti molto diversi tra loro che da soli oggi lottano per tenere le posizioni sul mercato della grande distribuzione nelle rispettive regioni, ma che insieme - forti di una rete di 153 punti vendita, tra super e ipermercati, 11.709 addetti e un fatturato che nel 2009 ha superato 2,7 miliardi di euro - potrebbero raggiungere una soglia dimensionale paragonabile a quella delle grandi multinazionali leader in Italia.

Per le tre realtà, di fatto, si tratterebbe di un'accelerazione del percorso di integrazione già avviato nel 2003, quando hanno affidato al Consorzio Nord-Ovest le attività di logistica, i servizi informativi e gli acquisti. Una convergenza non facile, ma che in questi anni ha dato i primi risultati in termini di economie di scala. Proprio di qui, sull'onda di una concorrenza sempre più serrata, è nata l'idea di «valutare la possibilità di una vera e propria fusione», come spiega il presidente di NovaCoop, Ernesto Dalle Rive.

Nei mesi scorsi è arrivato il primo semaforo verde da parte dei tre consigli di amministrazione, e adesso la palla è in mano a dieci gruppi di lavoro misti, chiamati a confrontare pezzo per pezzo come sono e agiscono le tre cooperative: «Finora non sono emerse differenze così significative da escludere la possibilità di una completa integrazione» anticipa il numero uno di Coop Lombardia, Silvano Ambrosetti. Conclusa questa fase di due diligence comparata, a settembre il dossier tornerà sul tavolo dei cda, ai quali spetta l'ultima parola. Il flirt sembra ormai approdato a un punto in cui tornare indietro potrebbe costare più che arrivare fino in fondo, ma i nodi da sciogliere non sono pochi.

Nodi in larga parte collegati alla diversa fisionomia dei tre soggetti: Coop Liguria, leader in regione, ma imprigionata in un distretto angusto e per di più saturo; NovaCoop alla ricerca di nuovi sbocchi dove proseguire un percorso di espansione che l'ha vista aprire otto punti vendita in due anni; Coop Lombardia alle prese con uno dei mercati più competitivi d'Europa.

Così si spiega perché a tirare la volata siano la sponda lombarda e quella piemontese, mentre dalla Liguria si ragiona con una certa cautela: «Di per sé non siamo contrari, ma tutto dipenderà dai margini di efficienza e dalle conseguenti riduzioni dei costi che potrebbero arrivare dall'unificazione» dice chiaramente Francesco Berardini, presidente di Coop Liguria. Che ribadisce: «Più che gli aspetti formali, ci interessano quelli sostanziali. Sarà fondamentale mettere a fuoco un'integrazione operativa funzionale ed efficace».

Se l'operazione dovesse andare in porto, a Nord-Ovest nascerebbe il quinto operatore nazionale della grande distribuzione, oltre alla prima coop italiana. «Sappiamo di avere davanti una sfida ambiziosa, non solo per noi ma per tutto il mondo cooperativo italiano – aggiunge Dalle Rive –. Le nostre tre realtà, forti della loro vantaggiosa posizione di mercato, potrebbero diventare motore di rilancio per l'intero sistema», dove, a ruota, c'è chi vede all'orizzonte altre potenziali integrazioni.

Anche perché, per restare ai contraccolpi sui delicati equilibri che governano la galassia coop, c'è la questione partecipazioni: raccogliendo le quote che oggi fanno capo ai tre promessi sposi, il nuovo ente si troverebbe con un portafoglio capace di renderlo azionista di riferimento di Holmo (con il 15,6%), la holding che controlla Unipol, di Sviluppo Discount (300 punti vendita, tra diretti e affiliati) e Librerie Coop.

Un patrimonio fatto di onori (vedi Unipol) ma anche di oneri, che - una volta radunato - «potrebbe dare il là a qualche possibile alleggerimento», ragiona ancora Berardini, e «liberare risorse utili per il nostro core business commerciale» aggiunge Dalle Rive.

Se matrimonio sarà, comunque, «le novità saranno tante – conclude Ambrosetti – anzitutto per i nostri soci e clienti. Avere le spalle più larghe ci consentirà di essere più efficaci nello sviluppo della rete, nella sperimentazione di nuovi servizi e, perché no, nei prezzi».

24 luglio 2010

Marco Ferrando

Il Sole 24 ORE

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1 commento:

andrea ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=P5I-RTRBua0


vi prego guardate questo link hauhauh c'è da buttarsi via e da dedicarlo a Turiddu Campaini e alla sua cessione di ramo d'azienda dei magazzini, alla CFT