Le indagini dei carabinieri sono orientate nell’ambito delle sue attività professionali, in particolare nei suoi rapporti con il mondo della cooperazione, fortemente permeato dalla malavita organizzata
L’unica cosa certa è che, a meno di un insperato colpo di fortuna, l’inchiesta sul delitto Maglione sarà lunga. Ci vorrà tempo infatti per verificare tutti i suoi rapporti di lavoro, analizzare società e titolari, alla ricerca di un interesse tanto forte da portare a un omicidio.
Perché su una cosa sembrano esserci pochi dubbi: l’avvocato è stato ammazzato nell’ambito di un vertenza professionale. Lo fanno sospettare i suoi principali campi di azione: i rapporti con le cooperative e il recupero crediti. Ma anche la sua origine campana che l’avrebbe portato, magari involontariamente, a contatto con qualche ambiente malavitoso.
Pochi dubbi infatti che si tratti di una esecuzione in pieno stampo mafioso. Venerdì sera verso le 22, Pasquale Maglione, 56 anni, è stato aspettato nel parcheggio della sua abitazione-studio in via Garibaldi a Rodano da due motociclisti. Appena l’uomo è sceso dalla sua Mercedes, i killer gli si sono affiancati e senza neppure fermarsi gli hanno sparato quattro colpi di calibro 7.65 al petto.
Escluso il movente passionale, Maglione era felicemente sposato, e lo scambio di persona, i carabinieri di Cassano d’Adda sembrano abbiano subito orientato le indagini nell’ambito delle sue attività professionali, in particolare nei suoi rapporti con il mondo della cooperazione, fortemente permeato dalla malavita organizzata. Nella mappa criminale nazionale infatti, sembra che in particolare i clan camorristici abbiano sviluppato una grossa attenzione nei confronti di questo settore.
Sia per far transitare e riciclare soldi provenienti da attività illecite, sia come forma di guadagno in sé. Che può essere consistente, soprattutto se non si hanno scrupoli. Vista la particolare tutela giuridica prevista dal nostro ordinamento, queste società possono venire aperte senza troppe difficoltà di tipo burocratico. Ma anche chiuse, senza pagare i contributi e talvolta neppure gli stipendi ai lavoratori. E una volta cessata l’attività, Ispettorato del lavoro e Guardia di finanza hanno un bel cercare: le sedi sociali risultano inesistenti, oppure uffici vuoti, e i soci prestanome ottuagenari.
E Maglione come consulente di diverse grosse aziende si occupava appunto dell’aspetto contrattuale con questi interlocutori. Originario della provincia di Benevento, dopo la laurea in legge aveva esercitato come avvocato giuslavorista, vice pretore onorario e giudice tributario, per poi appendere la toga al chiodo nel 1998.
Dodici anni fa infatti aveva lasciato la moglie e i due figli nella bella villa di Moiono, dove per altro tornava quasi tutti i fine settimana, e si era trasferito al nord, a Rodano, consulente dalla Faustfarm di Caleppio di Settala e della Polifarma. La prima azienda è stata poi assorbita dal gigante Dhl, la seconda rientra nel gruppo Final Angelini.
In altri termini due realtà molto importanti nel settore dei trasporti e della logistica dei farmaci. Entrambe le società hanno da tempo scelto di appoggiarsi a cooperative di servizi che si occupano di facchinaggio, magazzino e pulizie. Situazione che ha spesso portato in passato a vertenze anche piuttosto aspre. Che Maglione cercava puntualmente di mediare.
L’avvocato inoltre si occupa di un altro settore molto delicato: il recupero crediti. Altro mondo popolato di personaggi equivoci e privi di scrupoli, se non dei veri e propri delinquenti che non guardano certo ai metodi pur di raggiungere i loro scopi. Uno sgarbo o un comportamento poco acquiescente nei loro confronti, potrebbe essere costato la vita al tranquillo professionista tutto casa e lavoro.
Enrico Silvestri
il Giornale.it
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