22 luglio 2010

OMICIDIO DELL'AVVOCATO MAGLIONE: PARLA FULVIO DI GIORGIO DEI COBAS


Per il sindacalista dello S.I. Cobas «le motivazioni dell’omicidio Maglione vanno ricercate nel sistema delle cooperative» e aggiunge «in un sistema senza regole, dove vince il più forte, arriva il far west.
E nel far west si spara».



Quella che segue è l'intervista a Fulvio Di Giorgio, coordinatore dello
S.I. Cobas di Cremona. Di Giorgio fu arrestato in seguito allo sciopero iniziato il 30 dicembre 2009 alla Fiege Borruso di Brembio, per essere poi rilasciato il giorno seguente.

Ciò che dice in questa intervista, lascia pochi dubbi sull'origine dell'omicidio dell'avvocato Maglione e ripropone con forza il tema della legalità nelle cooperative sociali, specialmente in quelle di facchinaggio, dove l’infiltrazione malavitosa - vedi caso magazzino Conad Montopoli - e l’assenza di controlli sembrano essere sempre più ricorrenti.

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Pasquale Maglione, l’avvocato ucciso a colpi di pistola venerdì sera a Rodano, era pressato tra interessi delle cooperative e proteste dei lavoratori. A far luce su tutto questo è Fulvio Di Giorgio, il leader nazionale dei Cobas che si ricorda molto bene di Maglione.

Quando si contatta Di Giorgio, non c’è bisogno di dirgli che si vuole sapere se lui, per caso, conoscesse l'avvocato. Inizia lui a parlare in tema. «Ma lo sai chi era Pasquale Maglione, il legale freddato nel milanese?» Poi il suo racconto a fiume. «Per noi Maglione era l’uomo che rappresentava Dhl quando i lavoratori bloccavano i cancelli per rivendicare diritti salariali. Più volte ci è stato detto anche che era colui dal quale dipendeva l’ingaggio di una cooperativa piuttosto che di un’altra ma anche i tempi di ingaggio delle diverse cooperative, da sei mesi in su. Per periodi minori solo nel caso in cui si trattasse di realtà usa e getta, che nascono e muoiono in pochi giorni».

«Lo conoscevo dagli scioperi alla Dhl di Corteolona - continua il leader dei Cobas -. Noi arrivavamo la sera, bloccavamo i cancelli, i camion in entrata e in uscita. E lui veniva tirato giù dal letto di notte. Più di una volta l’abbiamo visto ai cancelli, qualche ora dopo, a tentare di trattare con i “caporali”. L’idea personale che c’eravamo fatti di lui, era quella di un “traccheggione”. La giacca, secondo me, tentavano di tirargliela le cooperative quanto i lavoratori. Maglione era “l’uomo del sistema”. Ma così, spesso, si faceva due nemici: lavoratori, ma anche cooperative escluse, di volta in volta, dall’affidamento degli incarichi».

Le cooperative: realtà spesso e volentieri al centro di indagini per collusioni con la malavita organizzata, riciclaggio quando non lavoro nero. A volte solo società cartiere, spesso con prestanome.

Ma Di Giorgio vuole dire di più. Spiega, infatti: «Non abbiamo incontrato Maglione solo a Corteolona, per Dhl, ma anche nelle proteste a San Giuliano Milanese e altrove. E sia chiaro che, ancora attualmente, tra Dhl e Cobas, che rappresentano i lavoratori, ci sono vertenze aperte in tribunale. E l’avvocato che avrebbe dovuto rappresentare Dhl in sede giudiziaria avrebbe dovuto essere sempre Maglione».

Insomma: il ritratto che viene tracciato di questo avvocato dalle parole di Di Giorgio è quello di un professionista tra due fuochi: lavoratori e cooperative. Mentre le aziende che lo ingaggiavano come consulente tributario, oltre che esperto in diritto del lavoro, ovviamente si aspettavano curasse i loro interessi.

Ma poi lo stesso Di Giorgio dice: «Le motivazioni dell’omicidio Maglione, per noi, vanno ricercate nel sistema delle cooperative». Esattamente quel che gli inquirenti stanno facendo. «Perché - conclude Di Giorgio - in un sistema senza regole, dove vince il più forte, arriva il far west. E nel far west si spara».

19 luglio 2010

Flavia Mazza Catena

il Giornale.it

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