Tra i nomi che circolano c’è quello di Manutencoop
L'operazione vale complessivamente 2,2 miliardi: i paletti di Bankitalia
Mps punta a chiudere entro fine anno l’operazione di valorizzazione del suo patrimonio immobiliare strumentale e la cessione del patrimonio non strumentale: due operazioni distinte sulle quali il management di Rocca Salimbeni (impegnati i due vice-direttori generali Marco Massacesi e Nicola Romito) ha ripreso la lavorare in settembre. L’importo totale ammonta a 2,2 miliardi di euro: 1,7 miliardi il valore di mercato dei palazzi strumentali e 500 milioni quello dei beni non strumentali.
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L’operazione di maggiori dimensioni del gruppo bancario presieduto da Giuseppe Mussari resta quella sul patrimonio strumentale: un’operazione abbastanza complessa che si era fermata alla luce del nuovo quadro regolamentare Bankitalia approvato a febbraio (la disciplina, con profili prudenziali, in materia di cessione degli immobili da parte delle banche) e che dovrà dunque essere soggetta al via libera definitivo da parte di via Nazionale.
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La valorizzazione del patrimonio strumentale riguarda 680 immobili per un valore di libro di 1,2 miliardi di euro e per un valore di mercato di circa 1,7 miliardi: se andrà a buon fine, con tutti i condizionali del caso, il capital gain lordo per Banca Monte dei Paschi dovrebbe attestarsi a 500 milioni.
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I palazzi in questione sono infatti già stati ceduti a una società consortile partecipata da Banca Mps, Sansedoni (società immobiliare che ha tra gli azionisti la Fondazione Mps e la stessa Banca Mps), Mediobanca (che è anche advisor dell’operazione) e Axa. Questi soggetti, secondo il piano allo studio, dovranno diminuire il loro peso nella società consortile che vedrà l’ingresso di alcuni soggetti collegati al mondo cooperativo e attivi soprattutto nel facility management: tra i nomi che circolano c’è quello di Manutencoop.
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La fase due dell’operazione è invece di natura finanziaria e riguarda la cartolarizzazione del finanziamento necessario all’acquisto del patrimonio da parte della società consortile: per poco meno di 1,7 miliardi, se si esclude la componente equity (cioè i capitali propri) utilizzata. La cartolarizzazione, soggetta alle autorizzazioni della Consob, potrebbe tuttavia avvenire separatamente dalla ricerca di partner per la società consortile.
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Il management di Mps, se arriverà il semaforo verde da parte di Banca d’Italia, dovrebbe così riuscire a portare a termine quell’operazione di riorganizzazione del proprio patrimonio immobiliare iniziata già nel 2009, con la suddivisione tra beni strumentali e non, volta sia alla valorizzazione sia ad ottimizzare la gestione.
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Proprio sul patrimonio non strumentale è in corso una cessione: 260 immobili per un valore di circa 500 milioni. Si tratta di un portafoglio eterogeneo, sul quale sono in corso sia trattative su singoli beni sia colloqui di più ampio respiro con investitori istituzionali per una cessione di pacchetti di immobili.
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Proprio le cessioni immobiliari sono un passaggio-chiave del rafforzamento patrimoniale dell’istituto. In particolare, l’operazione sugli immobili strumentali era stata congelata in attesa di un chiarimento interpretativo sull’effettiva possibilità di portare a patrimonio la plusvalenza (420 milioni su 1,7 miliardi di valore della cessione), con un’incidenza di 40 punti base nei conti del gruppo.
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Dopo la vendita degli sportelli a Intesa Sanpaolo e Cassa di Risparmio di Genova (50 e 22 agenzie), Banca Mps punta così a chiudere il cerchio sul piano di cessioni annunciato dopo l’acquisto di Antonveneta per migliorare i coefficienti patrimoniali dell’istituto. Il tier al 7,5% grazie ai Tremonti bond ha ricevuto un ulteriore beneficio di 25 punti base derivante dal perfezionamento delle cessioni di sportelli a Intesa e Carige. E ora si attende la fine dell’anno per cercare di migliorare ulteriormente la situazione.
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4 settembre 2010
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Carlo Festa
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