Truffa delle Coop sui profughi
Due ministeri parte civile
VARESE - Ministero dell'Interno e ministero del Lavoro parti civili nel processo contro i reponsabili delle Querce di Mamre e di Ozanam, le due cooperative legate al mondo cattolico e in particolare alla Caritas Ambrosiana. Le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dalla truffa aggravata, al favoreggiamento dell'immigrazione cladestina, all'impiego di manodopera clandestina, al mancato versamento di contributi Inps.
Sono i reati per i quali il pm Tiziano Masini ha chiesto ieri il rinvio a giudizio per otto persone, a vario titolo coinvolte nella vicenda: si tratta di Federico Franchi, Roberto Luigi Guaglianone, Piero Magri, Davide Bossi, Angelo Tettamanzi, Milena Minossi, Paola Balzarini, Elena Casalini. L'udienza, di fronte al giudice Giuseppe Battarino, ha visto la costituzione di parte civile dei due ministeri, che hanno affidato all'avvocato Camilla Bove, dell'Avvocatura dello Stato, il compito di chiedere il risarcimento dei danni, qualora fossero accertati i reati, e nel caso il giudice si convinca che vi sono elementi per mandare a processo gli imputati, e decida quindi per il rinvio a giudizio.
La posizione delle difese è chiara: negano gli addebiti, considerando l'inchiesta un grosso abbaglio. «È un elefante che ha partorito un topolino» è il commento di uno dei legali, l'avvocato milanese Francesca Garisto. Udienza aggiornata al 3 dicembre, quando il giudice deciderà se pronunciare il non luogo a procedere o rinviare a giudizio.
25 settembre 2010
2 commenti:
ECCO COME FUNZIONAVA IL SISTEMA:
Lavoro nero, documenti falsificati
il mattino di Padova — 15 settembre 2010 pagina 03 sezione: NAZIONALE
PADOVA. Il sistema era talmente semplice da risultare finanche banale. Willi Zampieri, attraverso un consorzio vinceva gli appalti della logistica (grazie ad un ribasso che sbaragliava la concorrenza) e poi affidava i lavori alle decine di coop (tutte con sede in corso Stati Uniti 18/b) i cui lavoratori venivano pagati in nero, mentre i documenti contabili (versamenti Iva e contributi) delle stesse venivano falsificati in maniera quasi perfetta dal commercialista Paolo Sinagra Brisca e dalla consulente del lavoro Patrizia Trivellato. L’associazione era in grado di offrire un ribasso senza confronti (anche 5 euro all’ora in meno) perché non pagando tasse e contributi il costo orario era bassissimo. Sebbene le società che utilizzavano le coop intestate a teste di legno (fra queste la Log System, il Consorzio Enjey Logistics, il Consorzio Dylog, la Sdl, la Eurocoop scarl, il Consorzio nazionale operatori logistici e la Sincro società consortile) pagassero al lordo (cioè un costo orario comprensivo di tasse e contributi). Da quanto tempo il trio drenasse il mercato la Finanza non lo ha ancora accertato. Certo è che il «tesoretto» accumulato (18 milioni di euro) lascia senza parole. I militari del colonnello Maccani ieri hanno sequestrato 3 vigneti a Saonara, 10 appezzamenti di terreno a Saonara, 2 case e due appezzamenti di terreno a Codigoro, un immobile e un laboratorio a Padova, un magazzino e 4 uliveti a Capo d’Orlando (Messina), un ufficio, un magazzino, un garage, un immobile non di pregio, e un’abitazione a Padova, 2 immobili economici e un garage a Pavia, un garage e un appartamento economico a Battaglia Terme, un garage e un appartamento a Limena, un garage e un appartamento a Vigonovo e una villa e un garage a Saonara. Si tratta di beni immobili che secondo l’accusa il gruppo avrebbe acquistato con i soldi sottratti all’Erario. Il denaro transitava attraverso l’immobiliare gestita dalla compagna di Willi Zampieri (Monica Galeazzo), mentre la regista delle operazioni finanziarie sarebbe la sorella di Willi, Susanna Zampieri che curava gli affari delle coop grazie all’«home banking» (i prestanomi delle cooperative avevano firmato la procura a Willi Zampieri), in modo che nessuno potesse sospettare nulla. Finché l’ennesima denuncia non ha fatto scattare l’inchiesta... (p.bar.)
Zampieri parla, l'inchiesta si allarga.
il mattino di Padova — 23 settembre 2010 pagina 19 sezione: CRONACA
Ha parlato per quasi cinque ore e mezza, ieri pomeriggio, davanti al pubblico ministero Orietta Canova. E non è ancora finita. Oggi Willi Zampieri, definito il boss della «cricca» nel settore della logistica finito dietro le sbarre per omessi versamenti milionari in campo contributivo e previdenziale nonché una maxievasione fiscale, continuerà l’interrogatorio in procura. Manette ai polsi semi-nascoste da un giubbetto, maglietta azzurra, jeans e scarpe da ginnastica, un fisico visibilmente dimagrito: pochi minuti dopo le 14,30, Zampieri, presidente del Saonara-Villatora Calcio, è entrato nell’ufficio del pm Canova accompagnato dai legali di fiducia (gli avvocati Giuliano Tiribilli e Stefano Fante), mentre il magistrato era assistito dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza capeggiati dal comandante provinciale, il colonnello Ivano Maccani. Una presenza, quest’ultima, che sottolinea l’importanza dell’inchiesta destinata a squarciare il velo sui meccanismi truffaldini messi in piedi per rubare danaro all’Erario e anche agli enti previdenziali, alleggerendo le casse dello Stato e le tasche dei lavoratori per un totale di 30 milioni di euro, di cui 18 milioni - investiti in appartamenti, terreni, uliveti, e nel 30 per cento dell’Agenzia immobiliare Green Line di Saonara - sono già stati sequestrati dalle Fiamme Gialle. Soldi incassati attraverso un complicato sistema che ha giocato sulle falle della nostra normativa fiscale e contributiva. Il racconto di Zampieri è partito dal 2001-2002 con l’attività delle prime cooperative e si è soffermato sul funzionamento del mercato nella logistica. Un mercato che, per quanto lo riguarda, impegnava migliaia di lavoratori sottopagati e «affittati» a varie società come Magazzini Generali, Maap (il mercato Agroalimentare) e Interporto. L’interrogatorio è finito verso le 20: oggi il secondo round. Ma Zampieri sta davvero collaborando con gli inquirenti? O sta solo cercando di ottenere un alleggerimento della misura cautelare in carcere? La sensazione è che l’inchiesta potrebbe portare lontano. Intanto c’è una nota del Maap: «Il Maap non è coinvolto nell’inchiesta sulla maxi evasione - sottolinea il presidente dell’Ente Giancarlo Daniele - Nemmeno dal punto di vista dell’eventuale esborso nei confronti dell’Inps. Anche perché l’unica cooperativa che opera al nostro interno è la padovana “Reduci Combattenti Partigiani di Nicolò Tommaseo”, fondata nel 1948 e presieduta da Roberto Bettella». - (Cristina Genesin) /
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