25 settembre 2010

SFRUTTAMENTO E MOLESTIE. COSI' MILLE LAVORATORI ERANO TRATTATI DA SCHIAVI

L'indagine a Padova della GDF sulle false cooperative che hanno truffato l'erario e l'Inps per 30 milioni, ha portato alla luce una grande quantità di testimonianze di lavoratori trattati fuori da ogni regola: sfruttamento, ricatti sessuali, orari di lavoro massacranti per pochi spiccioli.

La Cgil ha denunciato che «da molti anni che il settore è stato utilizzato da migliaia di cooperative false e spurie per attività illegali e illecite basate sullo sfruttamento del lavoro e sulla evasione sistematica dei contributi previdenziali e fiscali».

Ma dov'era fin'ora la Cgil?


«Ho lavorato per una cooperativa di facchinaggio. Ho subito minacce. Mi facevano lavorare 14 ore al giorno e prendevo solo 6 euri e 20 centesimi. In busta paga non ho visto né tredicesima nè quattordicesima. Quando la cooperativa per cui lavoravo ha chiuso, mi hanno prima spedito inun'altra cooperativa a Bologna e poi sono stato licenziato. Insieme a me hanno fatto causa tre ragazze romene anche loro licenziate, dopo che hanno scoperto che erano incinte. Alcuni datori di lavoro offrivano a queste donne contratti a tempo indeterminato in cambio di favori sessuali».

È una delle tante, drammatiche testimonianze raccolte dalla Guardia di Finanza che a Padova ha sgominato la cosiddetta "banda del lavoro nero", che si avvaleva di cooperative spurie, dando occupazione a più di mille persone (non solo in Veneto, ma anche altre regioni) sottopagandole e non versando i contributi previdenziali.

Un'associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'erario e dell'Inps, organizzata da tre padovane che ovviamente sono finiti in carcere: Willi Zampieri, a quanto pare la mente, Paolo Sinagra Brisca, consulente fiscale e Patrizia Trivellato, consulente del lavoro. Nei primi interrogatori i consulenti hanno precisato di non avere alcuna responsabilità e Zampieri ha ridimensionato la sua.

La Finanza ha denunciato a piede libero altre 21 persone ed ha sequestrato quote azionarie di 14 società e 80 conti bancari e postali, nonché terreni e fabbricati per un valore di circa 18 milioni di euro. Tutto denaro che verrà restituito all'erario e all'Inps. L'organizzazione ha raggirato lo Stato per circa 30 milioni di euro. L'organizzazione si avvaleva di decine di "caporali" che sistemavano i lavoratori (70% stranieri, il resto italiani) in decine di cooperative di facchinaggio, con capitale sociale minimo e intestate a prestanomi, reclutati nel mondo della prostituzione, della tossicodipendenza e dei locali notturni. La busta paga che veniva consegnata mensilmente riportava solo una parte dello stipendio. La maggior parte degli operai era priva della stabilità del posto, tanto che se si ammalavano, lo perdevano.

La Cgil ha denunciato che «da molti anni che il settore è stato utilizzato da migliaia di cooperative false e spurie per attività illegali e illecite basate sullo sfruttamento del lavoro e sulla evasione sistematica dei contributi previdenziali e fiscali».

22 settembre 2010

Francesco Dal Mas


Avvenire
(2- Continua)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Maxi-evasione, Willi Zampieri resta in carcere
il mattino di Padova — 21 settembre 2010 pagina 19 sezione: CRONACA

L’imprenditore della logistica Willi Zamperi resta in carcere. Arresti domiciliari per la consulente del lavoro Patrizia Trivellato. Obbligo di dimora dalle ore 22 in poi per il consulente tributario Paolo Sinagra Brisca. E’ la decisione presa ieri pomeriggio dal gip Paola Cameran nell’ambito dell’udienza di convalida relativa all’inchiesta per associazione a delinuqere. Reato associativo finalizzato al falso, omesso veramento di ritenute previdenziali e assistenziali, ma anche evasione fiscale per una trentina di milioni. Fior di quattrini sottratti all’Erario, investiti in beni immobili nonché nella gestione delle birrerie-pizzerie «Old Wild West» con sede nelle multisale Cinecity di Limena e di Silea. Eppure l’entità dell’evasione risulta calcolata per difetto, ossia sul lavoro dichiarato ma non sulle ore non dichiarate. In realtà il fatturato reale potrebbe essere ben più rilevamte. Ma l’inchiesta non si ferma qui. Oltre al terzetto già menzionato, risultano a vario titolo indagate altre 21 persone. Durante gli interrogatori di garanzia hanno parlato a lungo sia Zampieri che i due consulenti fiscali, fornendo una versione dei fatti completamente diverse. Zampieri ha affabulato per due ore. Nonostante la sua licenza media, l’imprenditore titolare della CoGetec di via Facciolati (assistito da Giuliano Tiribilli e Stefano Fante) ha spiegato la sua posizione con proprietà di linguaggio e abilità dialettica, negando ogni addebito ma con una velenosa postilla finale così traducibile: non ho fatto nulla di quello che mi si contesta, ma anche se così fosse, sarei in buona compagnia, lasciando intendere che molte altre ditte si comportano così. Spetterà adesso al pm Orietta Canova mettere il naso su questa «finestra» che potrebbe aprire orizzonti investigativi più ampi e ramificati alla stregua di «così fan tutti». I consulenti Trivellato e Sinagra Brisca (la prima assistita dall’avvocato Massimo Munari, il secondo da Annamaria Alborghetti) hanno invece assunto il tono professionale dato dal loro ruolo, riassumibile in questa massima deontologica: diamo ai nostri clienti buoni consigli e non cattivi esempi. Se poi non li seguono, è affar loro. Sinagra Brisca ha poi puntiualizzato di aver tenuto la contabilità solo di cinque società gestite da Zampieri ma mai le buste paga, preparando i bilanci aziendali solo sulla base dei dati forniti dal cliente. Ed ha ritenuto «un’accusa infamante» quella d’essere definito «uno schiavista», sostenendo d’essere sempre stato «contrario al lavoro nero». Diverse anche le strategie difensive. Mentre gli avvocati di Zampieri non avevano nemmeno chiesto la scarcerazione del proprio assistito, i penalisti dei due consulenti avevano presentato al gip istanza di scarcerazione o, almeno, di alleggerimento della pena. E così si è verificato, anche se Sinagra Brisca (avendo l’obbligo di dimora solo alla sera) di giorno potrà recarsi al lavoro. L’inchiesta della Guardia di Finanza di Padova era iniziata dopo alcuni accertamenti dell’ufficio ispettivo dell’Inps relativi al 2005 e da cui risultavano diversi contributi non pagati a favore dei lavoratori dipendenti di società riconducibili alla rete di imprese che facevano capo a Zampieri. E poi lo chiamano diritto al lavoro. - (Enzo Bordin) /