12 novembre 2010

ESSELUNGA N. 1 NELLA CRESCITA DEI SUPERMERCATI ITALIANI

La redditività di Esselunga è di gran lunga superiore a quella della concorrenza

La Coop leader per dimensioni





Caprotti re dei supermercati italiani. Il patron di Esselunga esce bene dal confronto dei numeri, alla luce dei dati di bilancio 2009 censiti da R&S-Mediobanca.
Numero uno assoluto per redditività, Esselunga è anche il gruppo che è cresciuto di più negli ultimi anni, tanto da sorpassare Carrefour nelle vendite al dettaglio.

Per giro d'affari, però, il sistema Coop è ancora irraggiungibile: con 11,98 miliardi è il doppio dei suoi più grandi concorrenti. Per fatturato totale (incluso l'ingrosso), Carrefour è seconda con 6,075 miliardi, seguita da Esselunga con 5,83 miliardi (tutto retail). Tuttavia quest'ultima, che negli ultimi cinque anni si è ingrandita di un terzo, ha aumentato le vendite anche lo scorso anno (+4,8%), mentre tutti gli altri player, Coop escluse, hanno visto calare il giro d'affari (-4,2% Carrefour, -5,2% Pam, -2,7% Auchan).

Nessuno però batte Caprotti per redditività: basti dire che vanta un Roe (return on equity) che sfiora il 17%, quando gli altri, se non l'hanno negativo, arrivano a malapena al 2%. Eppure non lesina in personale: tra gli scaffali, ogni mille metri quadri, girano 51 addetti contro i 33 delle Coop (per non parlare di Pam che arriva appena a 20). Il fatto è che, pur avendo il minor numero di punti vendita (139 contro i 1.775 di Auchan-Sma che è il marchio più esteso), li fa rendere bene. Il fatturato per metro quadro è infatti di 16mila euro, più del doppio rispetto ai 7mila medi delle Coop (UniCoop Firenze arriva però a 12.451 euro).

Ma il segreto è nei "consumi", la voce di bilancio che rappresenta i costi vivi di acquisto di beni e servizi (senza considerare il costo del personale e gli ammortamenti), che incide per meno del 79% sul fatturato consentendo a Esselunga di esprimere un valore aggiunto al top del settore, pari a oltre il 21% dei ricavi. Il vantaggio è mantenuto fino in fondo, con un utile corrente che si attesta al 6,3% del giro d'affari. Nulla a che vedere con la scarsa redditività dei concorrenti. Il sistema-Coop, che esprime il secondo miglior risultato, arriva appena al 2,1%. E tuttavia il 60% dell'utile corrente non deriva dal core business, bensì dall'attività collaterale, e peculiare, nella gestione finanziaria.

Lo scorso anno infatti le Coop avevano per le mani un tesoretto di 11,8 miliardi, raccolto dai soci-consumatori e impiegati in gran parte in titoli per lo più obbligazionari (6,8 miliardi in tutto). Ma una parte dei fondi (1,5 miliardi) è investita stabilmente nella finanza del sistema: 728 milioni nel controllo di Holmo (57,38% del capitale) che è la holding a capo di Unipol, la compagnia di cui le Coop detengono anche una quota diretta raddoppiata lo scorso anno al 2,5%. Una parte è investita in Carige (66 milioni per l'1,66% del capitale) e in Mps (369 milioni per una quota del 3,6%). Quest'ultima partecipazione continua a far segnare minusvalenze (altri 31 milioni lo scorso anno dopo i 189 milioni del 2008), però nel complesso il portafoglio finanziario delle Coop ha reso quasi il 4%. Meglio dei BoT.

12 novembre 2010

Antonella Olivieri


Il Sole 24 Ore

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non capisco il significato della partecipazione in banca CARIGE con l'1,66% da parte delle Coop e mi piacerebbe sapere a quale prezzo di carico sono le azioni in portafoglio dopo la debacle in MPS.
Credo che dovrebbero impegnare i soldi dei soci in maniera meno speculativa e più concreta in attività più vicine al proporio core business.
Saluti Sandro da Verbania

Lavoratori Unicoop ha detto...

Gentile Sandro, le Coop della grande distribuzione investono per consuetudine su banche strettamente connesse al territorio dove operano. Non è strana quindi la partecipazione in Banca Carige di Coop Liguria, che dovrebbe essere dell'1,7%, comunque inferiore al 2%, soglia oltre la quale si ha l'obbligo di dichiarazione presso la Consob.

Nel bilancio 2008 Unicoop Firenze ha svalutato di 189 milioni la quota detenuta in Mps, da 2,52 a 1,5 euro per azione.

Saluti