25 settembre 2010

«LA LEGGE E LE ISPEZIONI CI SONO. VA RAFFORZATO IL CONTROLLO SOCIALE»

Secondo Pierluigi Rausei (avvocato e ispettore del lavoro, docente di Diritto sanzionatorio del lavoro presso l'Università di Modena e Reggio Emilia), le leggi per contrastare le false cooperative ci sono e le ispezioni sono aumentate. Manca il controllo sociale.

Non c'era bisogno del professorone. L'annosa questione in questo Paese è la solita di sempre che ci sentiamo ripetere come una litania: le leggi ci sono, ma non vengono applicate.

Chi le dovrebbe applicare o sollecitarne l'attuazione latita, sindacati compresi.

Degli osservatori sulla cooperazione poi (altri vigilantes della legalità in cooperativa) vi fanno parte, oltre a sindacalisti tristemente noti per le loro ambiguità (eufemismo), varie organizzazioni cooperative, compresa ovviamente Legacoop, nelle sue declinazioni regionali.

Sappiamo che a Legacoop aderiscono anche cooperative della grande distribuzione (vedi Unicoop Firenze, ad esempio) che appaltano servizi e logistica a cooperative sociali.

Nel caso di Unicoop Firenze l'appalto della logistica e magazzini è gestito prevalentemente dalla cooperativa CFT, il cui presidente, Giulio Bani, è stato presidente di Legacoop Toscana di cui è attualmente vice-presidente. Pare anche che il buon Giulio sia stato recentemente inserito nel Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze (per ora sono in 7, ma per statuto possono arrivare a 9), si tratta solo di voci, ma la cosa non ci sorprenderebbe.


Recentemente la CFT si è distinta per aver licenziato due sindacalisti che lavoravano presso il magazzino Conad di San Salvo (CH) e per questa bravata si beccherà una vertenza per condotta antisindacale. I due sindacalisti in forza alla CFT avevano scioperato con altri colleghi
per protesta contro le precarie condizioni di lavoro, dal punto di vista igienico e della sicurezza.

E poi i conflitti di interesse riguardano solo Berlusconi. Qui tra controllori e controllati c'è un intreccio niente male, caro Professor Rausei.

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«Per il contrasto a questi fenomeni la legge c'è e le ispezioni sono aumentate. Ciò che manca è il controllo sociale», sintetizza Pierluigi Rausei, avvocato e ispettore del lavoro, docente di Diritto sanzionatorio del lavoro presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.

Il caso di Padova sembra essere la punta di un iceberg. Ci sono stime su quanto sia diffuso il fenomeno delle false cooperative che nascondono sfruttamento dei lavoratori e irregolarità varie?
Non è facile fare una stima del caporalato, fenomeno in cui ha un ruolo rilevante la cooperazione spuria e irregolare, specie in vicende dove cooperative singole o consorziate si offrono a una molteplicità di soggetti, nel settore dei servizi, ma anche in agricoltura ed edilizia, senza versare contributi previdenziali e premi assicurativi, senza applicare il contratto collettivo, eludendo delle tutele minime di lavoratori e soci. Il fenomeno è agevolato da un momento di crisi dove si abbassa la soglia di autocontrollo delle imprese rispetto a dinamiche di dumping.

Ma quali norme e controlli sono previsti per evitare la diffusione delle false cooperative? Non erano stati creati anche appositi comitati provinciali?
I controlli sulla cooperazione spuria e sulla pseudo-cooperazione sono previsti nella programmazione della vigilanza del ministero del Lavoro. Nella macrodirettiva del 18 settembre 2008 e nel Piano triennale per il lavoro del luglio scorso caporalato e cooperazione spuria sono individuati come target primari per le direzioni del lavoro. Gli Osservatori provinciali sulla cooperazione (referenti per la regione Toscana - andate a vedere chi c'è! nota blog), costituiti dal Protocollo del 10 ottobre 2007 fra ministero, sindacati e centrali cooperative, sono stati rafforzati, anche se in alcune realtà fanno fatica ad ingranare, nonostante un monitoraggio costante. Fra i compiti degli Osservatori vi sono l'analisi dei fattori di rischio per individuare i settori da privilegiare nell'attività ispettiva e la verifica della regolare applicazione dei profili retributivi, contributivi e assicurativi nei confronti di lavoratori e soci.

L'azienda committente quali responsabilità ha, nel caso subappalti attività ad altre società/cooperative?
Il committente va incontro a un severo regime di corresponsabilità per la generalità degli appalti. Nel caso di appalti fraudolenti è anche costretto ad assumere la titolarità dei rapporti di lavoro del personale direttamente utilizzato, con pesanti reazioni punitive fino a 70 euro di ammenda per giornata e per lavoratore, oltre alle sanzioni amministrative per migliaia di euro e ai recuperi previdenziali e retributivi.

Una parte dei sindacati sostiene che la riforma Biagi abbia reso troppo "semplice" lo scorporo di ramo d'azienda e il subappalto facilitando di fatto la diffusione di questi fenomeni? È così?
Al contrario. La riforma Biagi ha introdotto l'appalto fraudolento (prima c'era solo l'interposizione illecita), ha obbligato al Durc (documento unico di regolarità contributiva) che consente al committente diligente di capire con chi ha a che fare, ha previsto la sospensione del titolo a costruire se ricorre a imprese irregolari, ha permesso ai servizi ispettivi di riorganizzarsi in termini di efficienza ed efficacia. Sul fronte degli appalti e dei trasferimenti di azienda è stata la giurisprudenza, nei dieci anni precedenti la riforma, seguendo lo sviluppo del sistema impresa, ad intervenire annullando decine di accertamenti: il d.lgs. 276/2003 ha solo evitato inutili dispendi di energie ispettive poi poste nel nulla dai successivi giudizi.

La legislazione in materia andrebbe cambiata, e come? Oppure occorre solo rafforzare i controlli? I controlli ispettivi su appalti e somministrazione sono già rafforzati: dal 2008 sono aumentati del 273%. La normativa c'è. Ciò che manca è un attento controllo sociale da parte delle centrali cooperative e dei sindacati e un funzionamento degli Osservatori, accanto a una maggiore sensibilità dei committenti nella gestione degli appalti e dei subappalti, in coordinamento con le direzioni del lavoro. A Macerata, ad esempio, l'Osservatorio provinciale sulla cooperazione il 10 settembre scorso ha adottato un importante atto di indirizzo sugli appalti di servizi per le amministrazioni pubbliche del territorio.

22 settembre

Francesco Ricciardi


Avvenire
(3- Fine)


Vedi:
1) Caporalato in sala finta Coop

2) Sfruttamento e molestie. Così mille lavoratori erano trattati da schiavi


2 commenti:

RANK ha detto...

FATE VOI ....

Composizione dell'Osservatorio regionale toscano sulla cooperazione

Paolo Barucci – Regione Toscana
Alessandro Compagnino – Regione Toscana
Lorenzo Borselli – Regione Toscana
Andrea Cardosi – Unioncamere Toscana
Riccardo Perugi – Unioncamere Toscana
Federico Pericoli – A.G.C.I. Toscana
Fabio Cacioli – Confcooperative Toscana
Silvano Contri – Confcooperative Toscana
Caterina Toccafondi – Lega Cooperative Toscana
Riccardo Vannini - Lega Cooperative Toscana
Francesco Emmanuele Tulipano – U.N.C.I. Toscana
Luciano Nacinovich – CGIL
Ciro Recce – CISL
Ernesto Lombardo UIL

Anonimo ha detto...

Zampieri parla, l inchiesta si allarga
il mattino di Padova — 23 settembre 2010 pagina 19 sezione: CRONACA

Ha parlato per quasi cinque ore e mezza, ieri pomeriggio, davanti al pubblico ministero Orietta Canova. E non è ancora finita. Oggi Willi Zampieri, definito il boss della «cricca» nel settore della logistica finito dietro le sbarre per omessi versamenti milionari in campo contributivo e previdenziale nonché una maxievasione fiscale, continuerà l’interrogatorio in procura. Manette ai polsi semi-nascoste da un giubbetto, maglietta azzurra, jeans e scarpe da ginnastica, un fisico visibilmente dimagrito: pochi minuti dopo le 14,30, Zampieri, presidente del Saonara-Villatora Calcio, è entrato nell’ufficio del pm Canova accompagnato dai legali di fiducia (gli avvocati Giuliano Tiribilli e Stefano Fante), mentre il magistrato era assistito dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza capeggiati dal comandante provinciale, il colonnello Ivano Maccani. Una presenza, quest’ultima, che sottolinea l’importanza dell’inchiesta destinata a squarciare il velo sui meccanismi truffaldini messi in piedi per rubare danaro all’Erario e anche agli enti previdenziali, alleggerendo le casse dello Stato e le tasche dei lavoratori per un totale di 30 milioni di euro, di cui 18 milioni - investiti in appartamenti, terreni, uliveti, e nel 30 per cento dell’Agenzia immobiliare Green Line di Saonara - sono già stati sequestrati dalle Fiamme Gialle. Soldi incassati attraverso un complicato sistema che ha giocato sulle falle della nostra normativa fiscale e contributiva. Il racconto di Zampieri è partito dal 2001-2002 con l’attività delle prime cooperative e si è soffermato sul funzionamento del mercato nella logistica. Un mercato che, per quanto lo riguarda, impegnava migliaia di lavoratori sottopagati e «affittati» a varie società come Magazzini Generali, Maap (il mercato Agroalimentare) e Interporto. L’interrogatorio è finito verso le 20: oggi il secondo round. Ma Zampieri sta davvero collaborando con gli inquirenti? O sta solo cercando di ottenere un alleggerimento della misura cautelare in carcere? La sensazione è che l’inchiesta potrebbe portare lontano. Intanto c’è una nota del Maap: «Il Maap non è coinvolto nell’inchiesta sulla maxi evasione - sottolinea il presidente dell’Ente Giancarlo Daniele - Nemmeno dal punto di vista dell’eventuale esborso nei confronti dell’Inps. Anche perché l’unica cooperativa che opera al nostro interno è la padovana “Reduci Combattenti Partigiani di Nicolò Tommaseo”, fondata nel 1948 e presieduta da Roberto Bettella». - (Cristina Genesin) /