27 agosto 2010

TERREMERSE, INDAGINI IN CANTINA




Ipotizzata la truffa aggravata per l'ex presidente Giovanni Errani, fratello di Vasco, attuale governatore dell'Emilia-Romagna, al terzo mandato



L’indagine è stata avviata per truffa aggravata, aggravata dal fatto che sarebbe stata compiuta ai danni di ente pubblico. L’indagato è Giovanni Errani, ex presidente della cooperativa di Bagnacavallo Terremerse, che nel 2002 si fuse con la coop agricola imolese Pempa, e fratello maggiore di Vasco Errani.

La vicenda, l’abbiamo raccontata nel 2009 quando lo stesso presidente della Regione decise, a seguito delle polemiche che avevano coinvolto l’ente bolognese e anche il Comune di Imola, di presentarsi spontaneamente alla procura a consegnere la documentazione. A distanza di 10 mesi il pubblico ministero Antonella Scandellari ha deciso di iscrivere il fratello del governatore sul registro degli indagati. Ma i nomi potrebbero essere anche altri. Nei confronti di alcuni funzionari della Regione sembra essere ipotizzato il reato di abuso d’ufficio.

A Imola l’oggetto dell’indagine è la cantina in via Bicocca che dopo lo scorporo da Terremerse delle attività enologiche passò alla società Colli imolesi e quindi, chiusasi la breve esperienza di quest’ultima, nel 2008 attraverso la fusione con la Copa di Faenza alla Cantina dei Colli romagnoli, che orbita nel gruppo Cevico.

Per costruire quella cantina nel novembre del 2005 la Regione erogò un contributo di 1 milione di euro. Inizialmente il progetto di Terremerse non risultava ammesso a contributo, dodicesimo in graduatoria. Un ripescaggio che insospettì alcune forze politiche di opposizione che in consiglio regionale sollevarono la questione. Ma tant’è.

Per incassare il contributo regionale i lavori per la nuova cantina sarebbero dovuti essere conclusi entro il 30 aprile 2006. Fu quindi chiesta una proroga che venne concessa. I tempi erano comunque strettissimi.

Un primo permesso a costruire venne concesso dal Comune il 17 giugno 2005. Il secondo permesso chiesto al Comune di Imola il 28 marzo dopo le modifiche al progetto arrivò dagli uffici comunali il 23 maggio. Il 31 dello stesso mese Terremerse dichiarò di avere ultimato l’opera, almeno per quanto attinente il contributo pubblico. L’assenza del certificato di agibilità e di conformità edilizia sarebbe stata superata attraverso una delibera della giunta regionale che dichiarava questi atti non necessari al fine del bando.

L’ex sindaco di Imola Massimo Marchignoli in più occasioni ha ribadito l’estraneità sua e dell’Amministrazione comunale al tempo in cui lui era primo cittadino, posizione ribadita nei giorni scorsi anche dall’attuale assessore all’Urbanistica Andrea Bondi.

Oltre alla concessione del contributo e al rispetto della correttezza delle procedure, al vaglio degli inquirenti c’è anche la vicenda del passaggio di proprietà dello stabilimento di via Bicocca, che secondo il bando regionale era vincolata per almeno 10 anni mentre passò di mano nel giro di alcuni mesi.

Se sono state commesse illegalità ad appurarlo sarà la magistratura. C’è da dire però che sulla vicenda Terremerse di certo la politica non è stata a guardare. E’ sufficiente ricordare come si svolse l’operazione di incorporazione della Pempa: il topolino, che non navigava proprio in buone acque, si mangiò l’elefante. E incamerò il suo patrimonio immobliare, valutato 28 milioni euro.

La vecchia cantina della Pempa in via Cesena, il cui destino era già segnato dal nuovo Piano regolatore che identificava su quel terreno lo sviluppo urbano in direttrice sud, portò valore ai bilanci della coop di Errani.

Ci fu battaglia, sindacati e le lavoratrici costrette alla trasferta negli altri stabilimenti del gruppo cercarono di difendere le prospettive di lavoro, il vicepresidente della cooperativa se ne andò sbattendo la porta. La storica sede di via Cesena passa a Unagro, società controllata da Terremerse che di fatto funziona da immobiliare del gruppo, che poi li trasferisce a Federcoop Ravenna, Unipol Merchant Bank e Sara.

Per la nuova cantina dovevano servire, così almeno fu inizialmente annunciato, 2,5 milioni di euro. Uno di essi arrivò dalla Regione. Al taglio del nastro annunciato per la vendemmia del 2006 si giunse tre anni dopo.

27 agosto 2010

Stefano Salomoni

Il nuovo diario messaggero

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