19 agosto 2010

COOP E CAMORRA: VICINA ALLA SOLUZIONE IL CASO DELL'AVVOCATO UCCISO A RODANO

Gli inquirenti indagano sui rapporti tra il professionista e alcune Coop di servizi, un mondo spesso inquinato dalla malavita organizzata che usa queste società per riciclare denaro sporco o per lucrare su poveri disperati a cui non pagare stipendio e contributi.

A mese di distanza dal delitto, le indagini per individuare gli assassini dell’avvocato Pasquale Maglione, ucciso con quattro colpi di pistola sotto casa, avrebbero decisamente imboccato la pista professionale.

La vittima infatti lavorava per alcune ditte, curando in particolare i rapporti con le cooperative di servizi. E ora gli inquirenti, dopo aver escluso tutte altre ipotesi, cominciano a stringere il cerchio intorno a killer e mandanti. Maglione, nato a Napoli nel ’54, residente Moiano in provincia di Benevento, aveva esercitato la professione fino a ’96 quando iniziò la collaborazione prima con la Faustfarm di Settala, società poi entrata nel gruppo Dhl, e successivamente anche con la Polifarma, azienda della galassia Angelini.

Mentre la moglie Maddalena, insegnante 52enne, e i due figli, Francesco, 24 anni e Paolo, 21 anni erano rimasti in paese dove vive anche il fratello, lui si era trasferito nel milanese. In particolare da un anno esatto era andato ad abitare in un appartamento a cascina Lovati in via Garibaldi alle porte di Rodano. Un edificio elegante, di recente ristrutturazione, dove si fermava dal lunedì al venerdì, mentre il fine settimana tornava a Moiano dalla famiglia.

Un vita irreprensibile, tutta casa e lavoro. Infatti i carabinieri di Monza scavano nel suo passato ma non trovano nulla di sospetto: niente donne, niente droga, niente gioco d’azzardo, niente prestiti, niente usura. Tutto escluso, insieme allo scambio di persona.

Dunque rimane solo la pista professionale. Il legale negli anni si era specializzato nei gestire i rapporti tra Faustafarm e Polifarma, ma anche altre aziende minori, e le cooperative di servizi. Un mondo spesso inquinato dalla malavita organizzata che usa queste società per riciclare denaro sporco o per lucrare su poveri disperati a cui non pagare stipendio e contributi. Aver trattato con un coop usata come paravento, magari negando o interrompendo un contratto, avrebbe dunque costato la vita al legale.

Il 18 luglio verso le 22 infatti due testimoni vedono due persone con casco integrale su una moto di grossa cilindrata, ferme nel sotto casa Maglione. Lui arriva, parcheggia la sua Mercedes, apre il bagagliaio per tirar fuori qualcosa, si gira, forse chiamato, e viene colpito al petto e al capo da quattro colpi di 7.65. E mentre gli assassini imboccano via Garibaldi per poi sparire sulla Rivoltana, Maglione cade a terra rantolante e muore nel giro di mezz’ora, nonostante l’immediato arrivo dei medici inviati dal 118.

Tipica esecuzione di malavita. Ma anche di rango. Impossibile dunque non pensare agli emissari di qualche clan camorristi. Sia per le origini campane della vittima, sia perché la camorra è l’organizzazione che più di altre usa il mondo cooperativistico per camuffare i propri affari.

Gli investigatori dell’Arma hanno dunque esaminato tutti contratti, gli appalti, gli incarichi passati per le mani del legale. Andando poi ad approfondire chi realmente si trovasse dietro le cooperative con cui ha trattato il legale.

Il lavoro da svolgere è lungo e minuzioso, ma in un mese molti aspetti della vita professionale della vittima sono stati chiariti. E tra gli investigatori adesso comincia a trapelare un cauto ottimismo. Non a tempi brevi, ma il delitto Maglione potrebbe trovare una soluzione.

19 agosto 2010

Il Giornale.it


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